RAGUSA – Dopo la svolta e il fermo della notte, la mamma di Loris Stival, Veronica Panarello, è stata trasferita nel carcere di Piazza Lanza a Catania. La decisione è arrivata dopo un interrogatorio fiume di cinque ore, durante il quale la donna ha risposto alle domande dei pm, senza però fare alcuna ammissione. Gli esperti della Polizia Scientifica hanno inoltre eseguito un prelievo del Dna della donna per fare dei confronti comparativi con altri campioni isolati durante le indagini. Veronica Panarello è al momento accusata di omicidio volontario (aggravato dal legame di parentela) e di occultamento il cadavere.
La svolta era arrivata nella notte dopo 8 ore di interrogatorio. Secondo i magistrati e gli investigatori di polizia e carabinieri, sarebbe stata lei, da sola, a uccidere con una fascetta da elettricista stretta attorno al collo il figlio di 8 anni la mattina di sabato 29 novembre. E sarebbe stata sempre lei a gettare il corpicino nel canalone in contrada Mulino Vecchio, a meno di due chilometri di distanza dal centro di Santa Croce Camerina.
Dopo l’interrogatorio Veronica Panarello ha lasciato la Procura di Ragusa ed è stata accompagnata in Questura dove ha trascorso la notte in attesa di essere interrogata nuovamente dai pm. «Non l’ho ucciso io, lui era il mio bambino» , ha ripetuto ai magistrati della Procura di Ragusa. La donna ha ricostruito parte della sua vita e respinto tutte le contestazioni fattele dai pm. In mattinata la donna è stata nuovamente sentita nella questura di Ragusa, poi la parola passa al gip che deve convalidare il fermo e, se ritiene, emettere una misura cautelare. Nei giorni scorsi soltanto Davide, il marito, continuava a difenderla. Ma dopo l’interrogatorio qualcosa si è rotto. Prima Davide ha balbettato: «Se è stata lei, mi cade il mondo addosso». Poi è esploso: «Mi deve solo dire il perché. Poi può morire». Gli occhi gli si sono riempiti di lacrime: «A questo punto voglio solo indietro mio figlio».
LA PROVA CHIAVE: L’AUTO VERSO IL VECCHIO MULINO
Davide ha realizzato che la «sua» Veronica forse è un’assassina. Di sicuro è una bugiarda. L’ha capito quando gli hanno fatto vedere il filmato di una telecamera che inquadra la parte iniziale della stradina di campagna che conduce al canalone dove è stato trovato il corpo di Loris. La stradina che Veronica diceva di non avere mai percorso. E invece davanti agli occhi di Davide si è materializzata un’auto nera, la Polo della moglie, che passava a velocità sostenuta finché non è uscita dall’inquadratura in direzione del Mulino Vecchio. Miracoli del software in dotazione allo Sco, il Servizio centrale della polizia, che è riuscito a esaltare e a rendere nitide delle immagini che fino a qualche giorno fa erano sfocate e quasi inintelligibili.
Assolutamente diverso, invece, il comportamento di Veronica. Imperturbabile, ha tenuto testa alle domande del procuratore. Anche con una certa veemenza. Comunque con voce ferma. Ma le contraddizioni sono venute fuori lo stesso. I buchi nella sua ricostruzione. Le incongruenze. E alla fine il magistrato s’è deciso al gran passo: ha interrotto l’interrogatorio. «Da questo momento lei è indagata e ha diritto a un avvocato». Sono tante le incongruenze con cui l’hanno incalzata. Le telecamere che vedrebbero il figlio rientrare a casa alle 8,32 mentre lei ha sempre sostenuto di averlo lasciato davanti a scuola. Le altre telecamere che invece non l’hanno vista là dove diceva di essere passata. E poi quelle altre telecamere ancora che la vedono passare per la strada che conduce al Mulino Vecchio. «Ero lì per buttare la spazzatura, ma non ho mai imboccato la stradina di campagna che porta al canalone», ha sempre ripetuto. Un mantra. Non poteva sapere di un’ennesima telecamera sulla stradina.