
TERAMO – Ha chiesto l’ergastolo il pm di Teramo per Salvatore Parolisi. L’ex caporale degli alpini, accusato di aver ucciso la moglie, Melania Rea, è in carcere dall’estate 2011 per l’omicidio. Per l’avvocato della famiglia Rea, Mauro Gionni: “è quello che ci aspettavamo. La richiesta di un ergastolo senza attenuanti”.
Pena massima, quindi, per Salvatore Parolisi reo, secondo l’accusa, di aver ucciso la moglie Melania con 35 coltellate il 18 aprile 2011 nel bosco di Ripe di Civitella. Si è conclusa così la prima parte della requisitoria odierna, più tardi sarà il turno della parte civile ossia proprio l’avvocato Gionni . La requisitoria di oggi si è svolta in due parti. Ha concluso dopo quasi due ore il suo intervento il Pm Greta Aloisi e poi la parola è stata presa dal collega Davide Rosati. Quest’ultimo ha concluso la parte accusatoria con la richiesta di pena nei confronti di Parolisi.
“Dalle requisitorie non mi aspetto molto di più di quello che già so: la famiglia Rea la verità la conosce e si è fatta le sue convinzioni” è sereno ma amaro il commento di Gennaro Rea, papà di Melania, poco prima di entrare nell’aula del Tribunale.
Papà Rea è arrivato a Teramo con lo zio di Melania, Gennaro, e con il figlio Michele. “Quello che conta è che nostra figlia non c’è più, io mi aspetto solo che la giustizia faccia il suo corso, ma – ripete – le mie convinzioni non me le tocca nessuno. Quindi, viva la giustizia, viva la magistratura, viva l’ Italia”, conclude il papà.
Nel tardo pomeriggio, poi, arriva la richiesta di risarcimento danni presentata dall’avvocato di parte civile Mauro Gionni per il delitto: cinque milioni di euro. Nell’arringa, dopo aver passato in rassegna le aggravanti per il delitto, Gionni ha motivato la richiesta di danni a favore dei familiari di Melania e della figlioletta. “Le dinamiche oggettive sarebbero di per se’ sole sufficienti a definire aberrante e brutale il crimine perpetrato – dice l’avvocato Gionni a chiusura del suo intervento – ma, in questo caso, si deve considerare altresì che a commettere simili nefandezze e’ stato il marito della giovane vittima, nonché padre della piccola, di appena due anni. Il completo spregio della vita umana emerge allora in duplice accezione: con riguardo sia alla povera Melania che all’innocente figlioletta, condannata non solo al dolore perpetuo causato dalla mancanza della propria madre, ma anche dalla conoscenza e consapevolezza di quanto avvenuto che, inevitabilmente, prima o poi interverranno in maniera devastante. Quanto accaduto ha inevitabilmente cagionato dei danni incommensurabili in capo agli scriventi, danni che alcuna somma di denaro potrà mai risarcire. Si tratta comunque di danni biologici, di danni patrimoniali e anche di danni non patrimoniali”.