PESCARA – “Tutti gli elementi indiziari risultano gravi, precisi e concordanti e concorrono unitariamente a formare un quadro probatorio grave a carico di Vincenzo Gagliardi consentendo di ritenerlo, al di la’ di ogni ragionevole dubbio, autore dell’omicidio di Carlo Pavone”. E’ uno dei passaggi della motivazione della sentenza di condanna emessa dal gup del Tribunale di Pescara, Maria Carla Sacco, a carico di Vincenzo Gagliardi, impiegato delle Poste a Pescara e originario di contrada San Martino di Chieti, per l’omicidio dell’ingegnere informatico Carlo Pavone, colpito sotto casa a Montesilvano con un colpo di fucile il 30 ottobre 2013 e morto il 16 novembre 2014 dopo un anno di coma.
Pavone era sceso in viale de Gasperi per gettare i rifiuti e non e’ mai piu’ risalito nella sua casa, dove viveva con i due figli e la moglie, Raffaella D’Este, che all’epoca aveva una relazione sentimentale con Gagliardi, suo ex collega. Il dipendete delle Poste e’ stato giudicato con il rito abbreviato e condannato il 16 luglio scorso a 30 anni, come chiesto dal pm Anna Rita Mantini. L’uomo, difeso dall’avvocato Renzo Colantonio, dovra’ anche risarcire le parti civili: 150 mila euro complessivi per i due fratelli di Pavone, Adele e Rocco, e per la madre Concettina Toro, assistiti dagli avvocati Massimo Galasso e Marino Di Felice, e centomila euro per ciascuno dei due figli della vittima, rappresentati dall’avvocato Ettore Paolo Di Zio.
Nello specifico, secondo il giudice “risulta dimostrato il movente di natura passionale: l’azione omicidiaria di Gagliardi – scrive nelle motivazioni – si colloca all’interno della relazione extraconiugale con la D’Este e la travagliata opera di contrasto posta in essere dalla vittima. L’imputato – sottolinea il gup – aveva piu’ volte visionato anche il profilo facebook di Pavone per attingere informazioni personali sul conto del marito della sua amante, del quale evidentemente controllava in modo virtuale le abitudini dei figli; Gagliardi con la sua azione voleva eliminare un ‘fastidioso impedimento’ alla prosecuzione della relazione con la donna, alla quale aveva sempre manifestato appoggio e sostegno anche all’esito della violenta lite avvenuta il 20 ottobre 2013 tra Raffaella D’Este e il marito”.
Secondo il gup, inoltre, “risulta parimenti dimostrato con ragionevole certezza che l’omicidio di Pavone puo’ collocarsi tra le 19.40 e le 20.10 del 30 ottobre 2013 e che in dato lasso temporale Gagliardi era privo di alibi”.