PESCARA – Non parla Angelo Melchiorre. Per di più ha scelto di dimettersi da tutti gli incarichi che fino ad oggi ha ricoperto. E’ il primo degli interrogati nell’ambito dell’inchiesta Earthquake: il primo a sedersi davanti al gip Gianluca Sarandrea e ai pm Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio.
Questa mattina ci sono stati al tribunale di Pescara i consueti interrogatori di garanzia per sei persona. Non ci sarà D’Angelo rimesso in libertà. Anche l’ex colonnello Paciottisi e Di Carlo si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Antonio D’Angelo, tecnico di 58 anni di Pratola, coinvolto suo malgrado da colui che è poi risultato essere il 12esimo indagato, l’architetto teatino Antonio Ciccarini, uno dei soci della Progetti Pa che ha redatto il bando di gara per i lavori alla scuola Clemente di Bugnara.
Sarebbe stato lui a spacciarsi come D’Angelo al termine di un pranzo nel 2013, quando l’imprenditore umbro Alberto Cirimbilli, indagato in un procedimento parallelo, gli ha consegnato, secondo quanto affermato da lui stesso, una tangente da 5000 euro in pezzi da 100. L’equivoco si è chiarito dopo che Antonio D’Angelo ha prodotto alla magistratura le prove che che quel giorno era ricoverato in ospedale, da qui la decisione di rimetterlo in libertà.
Restano dunque sei le persone sottoposte a misure cautelari, tra queste l’architetto Angelo Melchiorre, capo dell’Ufficio Territoriale per la ricostruzione 5, l’imprenditore umbro Stefano Roscini, l’ex colonnello 80enne di Perugia Giampiero Piccotti, l’altro imprenditore umbro Angelo Riccardini e i due tecnici di Bussi Emilio Di Carlo e Marino Scancella. Sotto particolare osservazione le deposizioni di Melchiorre e Roscini, il primo come elemento apicale, stando alla pubblica accusa, del meccanismo corruttivo legato agli appalti non solo per la scuola di Bugnara, ma anche per una serie di aggregati post sisma a Bussi, il secondo in quanto a capo del Consorzio Ges.com, società che sarebbe stata agevolata nell’affidamento dei lavori.
Roscini, in particolare, dovrà anche chiarire al Gip, ma anche ai magistrati inquirenti Mantini e Del Bono, il senso del biglietto trovato in una perquisizione domiciliare sul quale, in una sorta di lista , ci sarebbe la scritta “politica” e di fianco il numero 5.
“Il mio assistito (Melchiorre, ndc) – ha detto Sciambra – non ha risposto solo perche’ non abbiamo ancora ricevuto le copie degli atti. Subito dopo saremo noi a chiedere alla procura di essere interrogati”. L’avvocato ha sostenuto che Melchiorre si e’ dimesso “perche’ la sua attuale posizione impedirebbe agli uffici di proseguire il proprio lavoro”.
“Abbiamo chiesto – ha aggiunto l’avvocato- la revoca degli arresti domiciliari poiche’ i fatti contestati si riferiscono agli anni 2010, 2012 e 2013 e anche alla luce delle dimissioni di oggi decade il rischio di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato”. Melchiorre e’ apparso provato e in lacrime. “Le sue condizioni di salute- ha detto Sciambra- non sono ottimali e un attimo di cedimento appare conprensibile”.
Anche l’ex colonnello dell’Esercito Giampiero Piccotti, 80 anni, nato a Gubbio e residente a Perugia, e Emilio Di Carlo, 54 anni, di Bussi sul Tirino, si sono avvalsi della facolta’ di non rispondere. I due, indagati nell’ambito dell’inchiesta, denominata “Earthquake”, che ha portato alla luce presunte tangenti per gli appalti legati alla ricostruzione post-sisma a Bussi e Bugnara, hanno preferito non rispondere alle domande del gip del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea. Di Carlo però si professa innocente.