
LAMPEDUSA – Primo viaggio ufficiale di Papa Francesco nel luogo simbolo del dramma dell’emigrazione dall’Africa, l’isola di Lampedusa. La visita e’ stata oggi l’occasione di un commovente “mea culpa” pronunciato da Papa Francesco a nome dell’Occidente per non aver impedito la morte di 20mila immigrati nel Mediterraneo. “Cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenita’ e di pace; cercavano un posto migliore per se’ e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Chi e’ il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo cosi’: ‘non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io'”, ha gridato nell’omelia della messa al campo sportivo gremito, da 10mila fedeli, condannando quella che ha chiamato “la globalizzazione dell’indifferenza”, una chiusura all’altro che, ha denunciato, “ci rende incapaci perfino di piangere”.
“Tanti di noi, mi includo anch’io – ha ammesso il Pontefice – siamo disorientati, non siamo piu’ attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo piu’ capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito”. “Ti chiediamo perdono – ha allora invocato Francesco rivolgendosi direttamente a Dio – per chi si e’ accomodato, si e’ chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi”. A braccio il Pontefice ha poi aggiunto: “cio’ che e’ accaduto non si ripeta, per favore”.
Dopo il rito – concelebrato solo con l’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro e il parroco di Lampedusa don Stefano Nastasi perche’ Bergoglio ha non voluto cardinali facesse a seguito – e’ arrivato un appello alla “conversione del cuore di quanti generano guerra odio e poverta’, sfruttano i fratelli, fanno indegno commercio delle loro fragilita’”. E l’affidamento alla Vergine di “uomini donne e bambini costretti a fuggire per cercare un futuro” affinche’ siano salvaguardati da “nuove e piu’ pesanti schiavitu’ e umiliazioni”. Parole che a molti hanno ricordato l’anatema lanciato contro i mafiosi da Papa Wojtyla nella vicina Valle dei Templi, il 9 maggio 1993.
L’ultimo gesto il ringraziamento ai lampedusani e linosani “per l’esempio di amore e di carita’, per l’esempio di accoglienza”, che “sia un faro per tutto il mondo perche’ abbiano coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore”. La visita di Francesco e’ iniziata con un omaggio alle vittime: una corona di fiori lanciata in mare da una motovedetta della Guardia Costiera. E sul molo Favaloro ha salutato uno a uno i migranti presenti. Proprio stamani un barcone con a bordo 166 persone e’ stato soccorso a circa 150 miglia a sud di Lampedusa.