ROMA – La proposta di legge M5S sul dimezzamento degli stipendi dei parlamentari ha iniziato oggi il suo iter in Aula alla Camera, senza però mandato al relatore e senza che la commissione Affari costituzionali si sia espressa sugli emendamenti presentati al testo base. Per protesta, il Movimento 5 Stelle ha chiesto che la proposta di legge a prima firma Roberta Lombardi venga “separata” (tecnicamente “disabbinata”) e non sia più ricompresa, assieme alle altre 5 proposte, nell’unico testo che sarà portato all’attenzione dell’Assemblea di Montecitorio.
L’indennità spettante ai membri del Parlamento per garantire il libero svolgimento del mandato è pari, al lordo delle ritenute fiscali e dei contributi previdenziali e assistenziali, ad euro 5.000 mensili ed è erogata per dodici mensilità. Nessuna indennità aggiuntiva, emolumento o rimborso di spese è riconosciuto ai membri del Parlamento per lo svolgimento di altri incarichi interni alla Camera di appartenenza. Le indennità spettanti ai componenti delle assemblee o dei consigli delle regioni a statuto ordinario e speciale nonché delle province autonome di Trento e di Bolzano non possono essere superiori all’indennità spettante ai membri del Parlamento.
Ai membri del Parlamento è riconosciuto un rimborso delle spese di soggiorno e di viaggio entro il limite massimo di euro 3.500 mensili. Il rimborso delle spese di alloggio non è riconosciuto ai membri del Parlamento che risiedono nel comune di Roma. Il rimborso delle spese è da effettuare sulla base dell’estratto conto di una carta di credito emessa a tale esclusivo scopo. L’estratto conto deve essere pubblicato nel sito internet della Camera di appartenenza del membro del Parlamento con cadenza mensile. Dal rimborso vengono decurtati ogni giorno di assenza del parlamentare dalle sedute dell’Assemblea, delle Giunte o delle Commissioni in cui si siano svolte votazioni.
Ad ogni membro del Parlamento è riconosciuto un importo pari a euro 3.690 mensili a titolo di rimborso delle spese per l’esercizio del mandato rappresentativo e la retribuzione di collaboratori. Ai membri del Parlamento cessati dal mandato per qualsiasi causa spetta un’indennità il cui importo è commisurato all’importo dell’indennità da parlamentare (5.000 euro) e alla durata complessiva del mandato rappresentativo svolto.
Il sistema previdenziale applicabile ai membri del Parlamento è basato sul metodo di calcolo contributivo. I membri del Parlamento conseguono il diritto alla pensione al compimento del sessantacinquesimo anno di età e a seguito dell’esercizio del mandato parlamentare per almeno cinque anni effettivi. A tal fine, i parlamentari versano un contributo pari all’8,80 per cento dell’indennità lorda. Il trattamento pensionistico non è erogato, per tutta la durata del mandato, qualora il membro del Parlamento sia rieletto al Parlamento nazionale, sia eletto membro del Parlamento europeo spettante all’Italia o componente di un consiglio regionale, ovvero sia nominato componente del Governo nazionale, assessore regionale o titolare di un incarico istituzionale per il quale la Costituzione o altra legge costituzionale prevede l’incompatibilità con il mandato parlamentare. L’erogazione è inoltre interrotta in caso di nomina ad un incarico per il quale la legge ordinaria prevede l’incompatibilità con il mandato parlamentare, ove l’importo della relativa indennità sia superiore al 50 per cento dell’indennità parlamentare.
Ai membri del Parlamento si applicano, per quanto compatibili, le norme in materia di congedo di maternità, congedo di paternità e congedo parentale. Per i periodi di congedo parentale, ai membri del Parlamento è dovuta, fino al terzo anno di vita del bambino, un’indennità pari al 30 per cento per un periodo massimo complessivo tra i genitori di sei mesi.