
ROMA – I limiti imposti dal Patto di stabilità alle spese delle Regioni “sono una condanna a morte, un cappio al collo che negli ultimi anni si è stretto sempre più e ora siamo al punto in cui l’osso si spezza: non possiamo più sopravvivere”. È l’allarme lanciato oggi da Roma dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che con i governatori del Lazio Nicola Zingaretti, della Lombardia Roberto Maroni e del Veneto Luca Zaia ha stretto una sorta di alleanza per iniziare “una campagna quotidiana per consentire al grande pubblico di prendere confidenza con i problemi che stanno condannando a morte le Regioni, i Comuni e l’intera società”.
“Siamo al settimo mese di recessione, siamo precipitati in questo buco nero da un anno e mezzo, il Pil in 6 anni è crollato del 10%: la verità – ha spiegato Vendola – è che l’Europa ha usato una medicina sbagliata che sta uccidendo il paziente. La compressione e il blocco della spesa hanno messo fuori legge le politiche espansive e siamo arrivati al feticcio delle soglie” di spesa. Per questo, ha continuato, le Regioni chiedono di modificare un «Patto di stabilità cieco e demenziale che non distingue tra spesa improduttiva e necessaria» e che «oggi è un pericolo anche per la democrazia, perchè produce la rabbia e il risentimento dei cittadini». Secondo i dati diffusi dalle Regioni, a causa dei limiti imposti dal patto di stabilità dal 2007 al 2013 la possibilità di spesa per ogni cittadino (al netto delle spese sanitarie) si è ridotta del 55%, passando da 836 a 390 euro procapite.
In particolare, sempre tra 2007 e 2013, nel Lazio il taglio della possibilità di spesa per ogni cittadino è stato del 64% (da 1.016 a 354 euro procapite), nella Lombardia del 30% (da 475 a 322 euro), nella Puglia del 55% (da 724 a 328 euro). Per il presidente della Regione Lazio Zingaretti «le politiche si giudicano dai risultati: siamo in una situazione delirante e c’è un motivo palese, quasi empirico, per mobilitarci e chiedere un cambio di strategia. Non è nemmeno più una questione politica, ma in questi giorni in cui si sta provando a ridefinire le politiche economiche italiane non si può non ripartire dall’affrontare il fatto che le politiche di rigore e i tagli lineari senza entrare nel merito della qualità della spesa stanno uccidendo l’Italia e colpendo in maniera ingiusta chi ha provato ad applicare buone pratiche di spesa pubblica. Si possono fare molte cose, come escludere dagli obiettivi del patto le spese per il cofinanziamento dei progetti europei: già solo questo sarebbe una boccata d’ossigeno».