ROMA – La Commissione Onu per i Diritti dell’infanzia riconosce i passi avanti fatti negli ultimi anni nella lotta alla pedofilia ma le ritiene ancora insufficienti. In un rapporto appena pubblicato a Ginevra chiede che vengano “immediatamente” rimossi tutti i sacerdoti e i religiosi riconosciuti colpevoli o anche sospettati di abusi su minori. E chiede anche che questi vengano denunciati alle autorità civili perché siano perseguiti.
L’organismo delle Nazioni Unite che si occupa diritti dell’infanzia afferma che la Santa Sede dovrebbe consegnare i dossier dei propri archivi riguardanti gli abusi sessuali sui minori, così che i colpevoli e «quanti hanno coperto i loro crimini» possano essere giudicati. “La Commissione è profondamente preoccupata per il fatto che la Santa Sede non abbia riconosciuto la portata dei crimini commessi – si legge nel documento – non abbia adottato le misure necessarie per gestire i casi di abusi sessuali su minori e proteggere i bambini, e abbia adottato politiche e pratiche che hanno portato alla prosecuzione degli abusi e all’impunità dei colpevoli”.
Nel rapporto appena diffuso, la commissione creata lo scorso dicembre da Papa Francesco «per la protezione dei bambini» per continuare la lotta al fenomeno dovrebbe indagare su tutti i casi di abuso e «sulla condotta della gerarchia cattolica nell’affrontarli». Nel rapporto si legge che «per via di un codice del silenzio imposto a tutti i membri del clero pena la scomunica, casi di abusi sessuali su minori sono stati difficilmente denunciati alle autorità giudiziarie nei Paesi in cui sono stati compiuti i reati». E vengono criticati i trasferimenti dei responsabili degli abusi di parrocchia in parrocchia, «nel tentativo di coprire» gli abusi avvenuti.
Lo scorso 16 gennaio il nunzio apostolico Silvano Tomasi aveva presentato il rapporto della Santa Sede al comitato delle Nazioni Unite di Ginevra sull’applicazione della Convenzione per i diritti del fanciullo (Convention on the Rights of the Child, Crc). Assicurando che la Chiesa cattolica voleva diventare un modello nella lotta agli abusi.
Il Vaticano aveva sottoscritto la convenzione nel 1990 e nel 2001 aveva siglato altri due «protocolli opzionali». A fine novembre 2013, come prevede la procedura, la Santa Sede aveva poi inviato a Ginevra una risposta scritta alle domande dell’Onu. Premettendo però che i vescovi e i superiori religiosi non sono rappresentanti o delegati del Papa e, pertanto, le domande su casi particolari di abusi che si sono verificati in istituzioni cattoliche nel mondo non erano pertinenti al rispetto della Convenzione da parte della Santa Sede.
Nel corso di quella audizione, Tomasi aveva ricordato gli strumenti approvati negli ultimi anni dal Vaticano, sia a livello interno che internazionale, per contrastare il fenomeno degli abusi. In particolare, nel 2010, Benedetto XVI aveva ulteriormente snellito le procedure, arrivando quasi a una «legislazione di emergenza» che permette di dimettere per direttissima dallo stato clericale un sacerdote che sia evidentemente colpevole. Inoltre Papa Ratzinger ha fatto molto per cambiare la mentalità interna alla Chiesa, dando personalmente l’esempio di come bisognasse occuparsi innanzitutto delle vittime. Il nuovo Papa Francesco ha mostrato di voler continuare sulla stessa strada.
In realtà molti dei punti criticati dal rapporto riguardano atteggiamenti che appartengono ormai al passato. Nel rapporto viene anche chiesto alla Chiesa di modificare il suo insegnamento in materia di aborto, di contraccezione, di identità di genere.
l Vaticano ha reagito in modo diplomatico. «Secondo le particolari procedure previste per le parti della Convenzione – si legge in una nota diffusa dalla Sala stampa della Santa Sede – prende atto delle Osservazioni Conclusive sui propri Rapporti, le quali saranno sottoposte a minuziosi studi ed esami nel pieno rispetto della Convenzione nei differenti ambiti presentati dal Comitato secondo il diritto e la pratica internazionale come pure tenendo conto del pubblico dibattito interattivo con il Comitato svoltosi il 16 gennaio 2014». «Alla Santa Sede rincresce, tuttavia – aggiunge la nota – di vedere in alcuni punti delle Osservazioni Conclusive un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa». Un riferimento alle esplicite richieste di modifica delle leggi canoniche e dell’insegnamento morale riguardante l’aborto, la famiglia, omosessualità.