ROMA – Dietrofront sulle pensioni: dei medici, dei professori universitari, di quelle della scuola toccate dalla «quota 96». Il governo lo annuncia di prima mattina, attraverso il ministro Marianna Madia che entra in commissione affari costituzionali del Senato mentre si passa al vaglio il decreto sulla pubblica amministrazione.
«Ci saranno quattro emendamenti soppressivi», preannuncia. Detto fatto: dalla commissioni esce un provvedimento ritoccato su una serie di punti delicati (alla fine sono tre). Viene cancellata la cosiddetta “quota 96” (che dava il via libera a circa 4mila pensionamenti nella scuola) e sparisce il tetto dei 68 anni per il pensionamento dei professori universitari e dei primari. Tornano, infine, le penalizzazioni per chi va in pensione a 62 anni. La mossa del governo va inoltre incontro alle recriminazioni portate avanti nei giorni scorsi dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, che aveva indirizzato i suoi attacchi proprio contro la “quota 96”.
Ora si va in Aula che, in omaggio ai ritmi di lavoro galoppanti tenuti in questi ultimi giorni, alle 20 procederà con la discussione generale per passare alle votazioni nella mattinata di domani. Sarà anche questo un passaggio rapido: lo stesso ministro Madia ha lasciato intendere con pochi giri di parole che si procederà con regolare richiesta di voto di fiducia (la 18ma posta dal governo sin dalla sua nascita) e si andrà oltre, con la ripresa dell’esame delle riforme.
Scontente le opposizioni, in particolare Sel: «Il Governo dei soli annunci ha colpito ancora: per i lavoratori della scuola “quota 96” si allontana di nuovo il sacrosanto diritto di andare in pensione». Ma anche Forza Italia non è per nulla convinta: una decisione «vergognosa in cui vince la burocrazia». Peculiare il fatto che i mugugni arrivino anche da una parte dei deputati del Partito Democratico. In sette chiedono al governo di ripensarci, anche loro parlando di vittoria dei freddi numeri della burocrazia sul buon senso.
La decisione del Governo di stralciare dal decreto legge sulla pubblica amministrazione l’emendamento per risolvere la vicenda del personale della scuola di quota 96 «è un atto di palese ingiustizia». Lo afferma il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, facendo notare che «la copertura finanziaria era del tutto irrisoria e i benefici sarebbero stati ampiamente maggiori rispetto ai costi».«Ancora una volta – osserva il sindacalista – prevalgono gli interessi e le logiche delle burocrazie ministeriali sulla funzione della politica nel garantire giustizia e equità. Si blocca la permanenza a scuola di insegnanti e personale Ata che per effetto della devastante riforma Fornero non hanno potuto accedere alla pensione, al termine dell’anno scolastico 2011-2012, pur avendo maturato i requisiti».