ROMA – Torna a crescere il Pil italiano. Nel 2015 è salito dello 0,8%, di nuovo con il segno più dopo il -0,3% (rivisto al rialzo rispetto al -0,4% segnalato in precedenza) del 2014. Nella sua prima stima diffusa a metà febbraio, basata sui trimestri, l’Istat aveva previsto un +0,7%. Nel calcolo del Pil in volume, il dato migliora sebbene resti leggermente sotto la previsione contenuta nella nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre, dove si indicava un +0,9%.
Quanto invece al rapporto tra deficit e Pil, nel 2015 – sulla base delle stime provvisorie, è stato pari al 2,6%, dopo il 3% del 2014. L’indebitamento in rapporto al Pil è in linea con le stime del Documento di economia e finanza del governo ed è il più basso dal 2007, riportando l’orologio agli anni precedenti la crisi finanziaria. Il surplus primario (al netto degli interessi sul debito) si riduce invece all’1,5%, il più basso dal 2011.
Dall’analisi degli aggregati del Conto economico delle risorse e degli impieghi dell’Istat emerge che dal lato della domanda interna nel 2015 si registrano variazioni positive nei consumi finali nazionali (0,5%) e negli investimenti fissi lordi (0,8%). I consumi sono trainati dalla spesa delle famiglie che sale dello 0,9%, l’aumento più alto dal 2010, mentre per gli investimenti si tratta della prima variazione positiva dal 2007.
Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 4,3% e le importazioni del 6%. La domanda interna ha contribuito positivamente alla crescita del Pil per 0,5 punti percentuali (1 al lordo delle scorte), la domanda estera netta ha fornito un apporto negativo per 0,3 punti (visto che le importazioni sono aumentate di più delle esportazioni).
La pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata pari al 43,3% nel 2015, in calo di 0,3 punti percentuali rispetto al 2014, ai minimi dal 2011.
Su Facebook emerge tutta la soddisfazione del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. «Con questo governo – scrive – le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero». Ricapitola il premier: «A inizio del 2015 avevamo immaginato la crescita del +0,7%. La crescita è stata invece del +0,8%. Meglio delle previsioni. Il Governo Monti aveva chiuso con -2,3%; il Governo Letta con -1,9%». Quanto ai risultati del lavoro «il boom del JobsAct è impressionante -spiega Renzi -. Nei due anni del nostro Governo abbiamo raggiunto l’obiettivo di quasi mezzo milione di posti di lavoro stabili in più. E INPS ricorda come siano aumentati i contratti a tempo indeterminato nel 2015 di qualcosa come 764.000 unità!».
Renzi segnala come il 2015 sia stato «l’anno record nella lotta all’evasione con 14,9 miliardi di euro recuperati dallo Stato, alla faccia di tutti quelli che criticavano il nostro Governo su questo». Pure nella spending review il premier rivendica di essere andato oltre, con il suo governo, agli obiettivi del precedente commissario. «Cottarelli – spiega Renzi – aveva proposto 20 miliardi di spending. In due anni abbiamo fatto tagli per 24,9 miliardi, di cui la stragrande maggioranza a livello di governo centrale». Quanto al capitolo tasse il premier fa il punto: «Abbiamo impedito ogni aumento di tasse (l’ultimo fu nel settembre 2013, con altro governo) e bloccato anche l’aumento delle tasse locali».