PARMA – Federico Pizzarotti lascia il Movimento 5 Stelle: «Non sono io ad essere cambiato, ma loro. Non ho scelta», annuncia il conferenza stampa il sindaco di Parma, che era stato sospeso da Beppe Grillo la scorsa primavera dopo l’apertura di un’inchiesta per abuso d’ufficio, indagine chiusa con l’archiviazione un paio di settimane fa. «Si dovrebbero vergognare per non aver preso una decisione. Avrebbero potuto espellermi», dice.
«Sono passati 7 anni dalla “Carta di Firenze” e dalla giornata entusiasmante al teatro Smeraldo, quando il Movimento 5 Stelle è nato. Io c’ero, ero lì a prendermi le mie responsabilità di cittadino. Da allora tante cose sono cambiate», è la premessa di Piazzarotti. Poi il primo cittadino di Parma, davanti ai giornalisti, motiva lo strappo: «Sono sempre stato un uomo libero, da uomo libero non posso che uscire da questo Movimento 5 Stelle, da quello che è diventato oggi e che non è più quello che era quando è nato».
L’affondo di Pizzarotti è durissimo: «Non sono cambiato io, è cambiato il Movimento. Io sono l’unico a essere rimasto critico. Una volta si diceva che il M5S non voleva avere un capo politico, ora si dice che va bene un capo politico». Poi le bordate contro alcuni suoi colleghi: «È mancata la coscienza critica, l’ho esercitata solo io, e quindi vengo visto come disturbatore. In tante parti d’Italia siamo stati consumati da arrivisti ignoranti che non sanno cosa vuol dire amministrare: vogliamo governare e poi non si dialoga con nessuno. Questo non vuol dire governare».
Pizzarotti lamenta le decisioni prese nelle «segrete stanze». Il M5S «è passato dal mettiamo in streaming tutto al mettiamo in streaming niente. Penso alla mancata diretta dell’incontro sulle Olimpiadi». Poi tira in ballo Di Maio: «Penso ai suoi errori, i lobbisti sono diventati di moda». «Quanti ne abbiamo persi in questi anni? Nel tempo sono stati abbandonati dai cosiddetti talebani, persone oltranziste che giustificano tutto e il contrario di tutto solo in base a un processo sul blog». Il sindaco dice di rispettare Virginia Raggi, ,a «io sono stato messo in croce per molto meno».
Ora la prospettiva che interessa a Pizzarotti è quella nazionale. Il primo cittadino di Parma ancora non scioglie la riserva sulla sua eventuale ricandidatura alla carica di sindaco della città emiliana (la «Stalingrado grillina», copyright di Beppe Grillo)per le amministrative del 2017, ma con lo strappo odierno riapre la partita del simbolo. I consiglieri comunali non sembrano per ora disposti a cambiare nome al gruppo: nonostante l’addio a Grillo vogliono continuare a chiamarsi «Movimento 5 Stelle».
Una mossa anche in risposta al gruppo, oggi di opposizione, formato dai dissidenti Nuzzo e Savani che, contro il sindaco, si erano staccati dalla maggioranza formando il gruppo «Movimento 5 Stelle Parma». Insomma il caos regna sovrano in Comune e sembra ormai chiaro che servirà un intervento della dirigenza nazionale a 5 Stelle per sbrogliare la matassa di chi può, davvero, utilizzare il simbolo del movimento.