PESCARA – Dopo la notizia che i lavori di dragaggio del porto non cominceranno prima del mese di dicembre, la marineria di Pescara torna sul piede di guerra, annunciando nuove forme di protesta, In una nota il presidente dell’associazione Armatori di Pescara, Mimmo Grosso, sottolinea polemicamente che “si annunciano altri ritardi. Si era parlato della realizzazione dell’intervento di dragaggio in tempi rapidi e la marineria contava di tornare in mare il 5 dicembre, appena terminato il fermo pesca”.
E invece la delegazione pescarese che si e’ recata a Roma nei giorni scorsi, composta da consiglieri comunali (guidati dal capogruppo del Pd Moreno Di Pietrantonio) e dal presidente della Camera di commercio, ha ricevuto dal Ministero “delle notizie che non ci soddisfano affatto” – prosegue Grosso. “I lavori, hanno spiegato a Roma, cominceranno solo nel mese di dicembre per cui la marineria non potra’ tornare in mare neppure al termine nel fermo perche’ il porto non sara’ praticabile. Tra l’altro nessuno e’ in grado di fornirci informazioni precise sui tempi della gara d’appalto, ancora da espletare”. Gli operatori si sentono “presi in giro ma – dicono – non siamo piu’ disposti ad aspettare ne’ ad accettare ulteriori penalizzazioni.
L’ulteriore ritardo nell’intervento si aggiunge ad una serie di fattori negativi: non ci e’ stata ancora concessa la moratoria ai pagamenti, le nostre imbarcazioni sono danneggiate e da riparare, le risorse che ci sono state promesse non sono state ancora erogate e della cassa integrazione per i nostri dipendenti non si sa nulla. Non siamo disposti ad aspettare neppure un giorno, dopo il termine del fermo, tanto più che dicembre e’ sempre stato un mese prezioso per noi, grazie alle festività natalizie e di fine anno”.
C’e’ il timore che “i ritardi registrati, ancora una volta, per l’avvio del dragaggio siano legati alle vicende del Piano regolatore portuale, che abbiamo contestato apertamente in passato e rappresenta un affare ricchissimo per la nostra città (e forse anche per i politici!)” – dice ironicamente Grosso. “Ciò che chiediamo a gran voce – conclude – e’ di riprendere a lavorare e, considerato che non sembra possibile vedere realizzati i nostri diritti, torneremo in piazza a manifestare”.