PESCARA – Il Comune di Pescara è stato “sotto assedio”. I manifestanti erano tutti dipendenti, precari, di aziende partecipate e società private, fra cui quelli di “Teramo Lavoro”, la società in house della Provincia di Teramo. Centodieci ex dipendenti che hanno espresso il loro dissenso durante il Consiglio regionale di questa mattina. Nell’occasione è stata consegnata una lettera al presidente Chiodi.
Nella missiva i lavoratori (che occupavano diversi settori dell'ente) sottolineano come “questi stessi servizi sono ad oggi scoperti con gravissimi disagi per i cittadini, per le imprese e per i Comuni del territorio: basti citare il caos che si è generato nei centri per l'impiego, che al momento hanno grandissime difficoltà ad assicurare persino i servizi essenziali agli utenti (attività di informazione a disoccupati e inoccupati, assistenza tecnica a datori di lavoro e consulenti nella gestione delle comunicazioni obbligatorie) e sono rimasti totalmente privi dei servizi specialistici, quali quelli erogati all'utenza svantaggiata, di promozione dell'orientamento, dell'istruzione, della formazione professionale; di consulenza alle imprese e agli Enti pubblici, con il risultato che molti Comuni da inizio anno sono in attesa dei lavoratori in mobilità richiesti per alcuni servizi, ai quali stanno sopperendo con straordinari del personale o agenzie interinali.
“E' drammaticamente paradossale – prosegue la lettera – che a decretare la condanna a morte della società in house della Provincia sia stata la politica di contenimento della spesa, la cosiddetta “spending review” che, nei proclami, avrebbe dovuto contrastare sperperi e privilegi, mentre e' andata puntualmente ad abbattersi sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori più deboli, privi di tutele”.