PESCARA – Oggi è stata la giornata di D’Alfonso. Ha parlato per circa un’ora al processo che lo riguarda, sulle presunte tangenti al comune di Pescara. Gli argomenti sono stati diversi: viaggi, case e appalti comunali. Proprio sui viaggi è caduto maggiormente l’accento del pm Gennaro Varone. “Non erano dazioni di Toto alla famiglia D’Alfonso”, ha detto l’ex sindaco.
“I viaggi – ha aggiunto – non erano concordati in cambio di qualcosa. Il protagonista dei viaggi era la famiglia Toto che cercava degli accompagnatori e, se non fossi in un’aula di tribunale, direi dei ‘dami di compagnia’. I viaggi erano onerosi per Toto con cui viaggiavo dal 1988”. D’Alfonso ha detto che quando si avvicinava la data del viaggio Toto gli telefonava e gli diceva di preparare la valigia. “Capitava anche che gli rispondevo che non potevo andare – insiste – perché avevo degli impegni e non perché sapevo che c’era una indagine”.
D’Alfonso ha aggiunto che Toto durante i viaggi provvedeva a tutto: “per pagare qualcosa era una lotta”. Relativamente ai soldi utilizzati senza movimentare i conti correnti per sostenere spese di vario genere, come ad esempio i lavori alla villa di Lettomanoppello, l’arredamento per la casa di Pescara e una macchina, ha detto che sono state effettuate con il denaro contante dei genitori, della nonna e di uno zio.
L’interrogatorio di D’Alfonso è arrivato nella prima seduta successiva alla conclusione della lunga sfilata in aula di testimoni di accusa e difesa. Gli imputati nel processo per le presunte tangenti al Comune di Pescara sono 24. L’accusa, rappresentata da Gennaro Varone, ha chiesto di poter esaminare nove imputati e il confronto. Secondo il calendario stabilito dal presidente del collegio Antonella Di Carlo il processo andrà avanti per quattro udienze, fino al 12 novembre.