MILANO – Carlo Lissi ha confessato. Interrogato, nella notte, l’uomo ha ammesso davanti agli inquirenti di aver ucciso la moglie Maria Cristina Omes, 38 anni, e i due bimbi, sabato notte, nella casa di famiglia. Dopo un lungo interrogatorio l’uomo, fermato nella notte con l’accusa di triplice omicidio, ha confessato di aver sterminato la famiglia perché invaghitosi di una collega di lavoro. “Voglio il massimo della pena”, avrebbe detto Lissi ai carabinieri, indicando dove trovare l’arma del delitto. In una conferenza stampa gli inquirenti hanno fatto il punto sulla vicenda chiarendo che l’uomo è stato incastrato dalle indagini poiché c’erano tanti e tali elementi che difficilmente chiunque poteva sfuggire a una confessione.
La serata, per i due, sembrava tranquilla. Secondo la ricostruzione fornita dal generale dei carabinieri Maurizio Stefanizzi, nulla lasciava presagire un evento così tragico. I bambini stavano dormendo tranquillamente: la più grande nella sua cameretta e il più piccolo nel letto matrimoniale, mentre i due coniugi guardavano la televisione in salotto. Attorno alle 23, viene ricostruito in conferenza stampa, Lissi e Cristina hanno anche un momento di intimità al termine del quale l’uomo va in cucina, prende un coltello e colpisce alle spalle la moglie con diversi colpi alla gola e all’addome. Lei urla e chiede il perché. Prova a reagire ma lui la colpisce ancora con un pugno e lei stramazza al suolo nell’ingresso dell’abitazione. I bambini non si accorgono di nulla e continuano a dormire. Lui prima entra nella stanza della maggiore e la uccide, poi si dirige verso la camera matrimoniale dove accoltella anche il più piccolo. Scende quindi in cantina, si fa una doccia, si riveste e con un amico con il quale aveva un appuntamento va a vedere la partita della nazionale in un bar.
Una lucidità folle, ma ha fatto tutto in maniera chiara e serena. Non ci sono stati scatti. Lissi ha tenuto un comportamento lineare, forse troppo rispetto a qualcuno che aveva perso moglie e figli, riferiscono i carabinieri. Altro dettaglio emerso è che gli amici di Carlo Lissi, con lui alla partita della Nazionale, “non hanno notato nulla di strano”. Si emozionava ai gol di Marchisio e Balotelli come tutti. Sentiti dagli inquirenti non hanno visto “alcuna anomalia” nei comportamenti dell’amico.
Pare che Lissi si fosse invaghito di una collega e questo sarebbe il movente del triplice omicidio. L’uomo avrebbe avuto da tempo una passione per una collega di lavoro la quale però, sentita dai carabinieri, nega di avere avuto con lui una relazione. L’uomo avrebbe fatto numerose avances alla donna ma sarebbe sempre stato respinto. Questo però non sarebbe bastato a fermare il delitto tanto da far ritenere agli inquirenti che l’omicidio sia stato premeditato da tempo e non frutto di un raptus. L’uomo si sarebbe liberato del coltello usato per il delitto, nel tragitto tra casa e il bar, gettandolo in un tombino.