ROMA – Oggi è stato il primo giorno di scuola per la maggior parte delle Regioni italiane, con le sole Puglia e Sicilia ancora in attesa del ritorno tra i banchi, previsto per mercoledì. E’toccato, tra le altre, a Lazio, Campania, Lombardia e Sardegna, mentre avevano già sentito la prima campanella gli studenti delle province di Bolzano (8 settembre) e Trento (10 settembre) e gli alunni di Molise, Valle d’Aosta ed Abruzzo (l’11).
Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha voluto augurare buon primo giorno a tutti gli studenti tramite un tweet dal suo account ufficiale, in cui ha ricordato come questo sia «l’anno de “labuonascuola”», il progetto firmato dal Governo Renzi per rivoluzionare l’istruzione del Paese.
Anche i personaggi chiave del governo hanno voluto partecipare al ritorno tra i banchi, rispondendo all’invito del premier Renzi a presentarsi in diverse scuole d’Italia per dare il bentornato agli studenti. Il presidente del Consiglio, in visita all’Istituto “Don Giuseppe Puglisi” di Brancaccio, a Palermo, ha spiegato che con una scuola più forte, l’Italia potrà tornare nuovo ai vertici dell’Europa. Ed il primo passo sarà l’assunzione di 149.000 insegnanti precari. Non mancano le contestazioni ma lui ribadisce: «L’Italia è un paese meraviglioso e lo riporteremo dove deve stare, alla guida dell’Europa».
Bruciano giudizi come quello di alcune agenzie di rating secondo cui (è il caso di Sandard and Poor’s) l’Italia proprio non ce la fa a uscire dalla recessione. «Su queste tematiche, se siete d’accordo, io domani farò un lungo intervento in Parlamento ed entrerò nel merito delle proposte delle idee», risponde lui. Più importante, semmai, è iniziare ridare speranza, magari con un’assunzione da lungo tempo attesa. «Esistono nella scuola 149 mila persone per le quali vi è un obbligo che siano assunte», è l’opinione del Presidente del Consiglio, «Non stiamo dicendo che li buttiamo dentro ma che siamo nelle condizioni di cambiare il meccanismo, di modificare il volto della scuola».
Sia chiaro, però, che questo sarà possibile «a patto che queste persone facciano uno sforzo, facciano fino in fondo il loro dovere, indicando ai ragazzi che la strada da seguire è quella del merito». Il governo se ne occuperà da qui al 15 novembre. Nell’immediato, però, non mancano le ruvidezze delle contestazioni. All’esterno della scuola Padre Puglisi del capoluogo siciliano, guardati dalle forze dell’ordine, gli studenti medi e i docenti precari, vincitori di cattedra agitano manifesti cone «Fuori la casta», mentre i giovani intonano lo slogan «No alla riforma della scuola», «Presidente vai via». Accanto a loro decine di docenti vincitori di concorso ma rimasti senza cattedra, i precari del bacino ex Pip estromessi recentemente dalla Regione, gli edili del capoluogo che chiedono certezze occupazionali e gli addetti del call center Accenture i cui posti sono a rischio. Tutti in attesa di un segnale concreto.