PESCARA – “Questo processo – ha detto il pm rivolgendosi ai giudici nel corso della sua requisitoria – rappresenta un caso di scuola, in cui voi avete la prova piena e acclamata, con l’assoluta convergenza tra prove testimoniali e documentali”. Stiamo parlando del pm Annarita Mantini, che si è espressa in questo modo davanti al tribunale collegiale di Pescara presieduto dal giudice Rossana Villani, nell’ambito del processo sulle presunte tangenti all’ Aca, l’azienda di gestione del servizio idrico.
Chieste condanne a sette anni di reclusione per l’ex presidente dell’Aca Ezio Di Cristoforo e a tre anni per l’attuale direttore tecnico Lorenzo Livello. Di Cristoforo e Livello sono accusati di corruzione e turbativa d’asta per fatti risalenti ad un periodo compreso tra il 2010 e 2013. Alcuni episodi contestati sono già stati prescritti, altri si prescriveranno nei prossimi mesi.
I due sono accusati di aver favorito l’aggiudicazione di 4 appalti per la manutenzione degli impianti fognari della Città di Pescara alle società dell’imprenditore Claudio D’Alessandro, già condannato. Il pm ha parlato di “un sistema criminoso che vede coinvolte figure di vertice dell’Aca” e ha osservato che “questa gestione scellerata ha determinato il default di questa società attualmente in concordato preventivo”.
Sotto la lente dell’accusa appunto il presunto accordo tra l’imprenditore Claudio D’Alessandro e lo stesso Di Cristoforo, basato – sempre secondo il pm – sulla corresponsione di tangenti pari al 5-6% dell’importo dei lavori, in cambio dell’aggiudicazione degli appalti attraverso gare truccate. Tra gli episodi contestati, anche l’appalto da un milione e 600 mila euro per la manutenzione della rete fognaria di Pescara.
D’Alessandro, che ha sostenuto di essere stato costretto a pagare “perché questo era il sistema”, per questa vicenda ha già patteggiato la pena. L’Aca, costituitasi parte civile tramite l’avvocato Canio Salese, ha chiesto una provvisionale di 300 mila euro, “essendo stato stimato – ha detto l’avvocato nella sua arringa – che l’Aca avrebbe potuto spendere circa il 20% in meno se le gare non fossero state truccate”.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 25 marzo, quando prenderanno la parola le difese e sarà emessa la sentenza. L’indagine condotta congiuntamente dalla squadra mobile e dai Carabinieri Forestali di Pescara aveva portato dal gennaio 2012 al luglio 2013 all’arresto di 9 persone tra imprenditori e funzionari pubblici accusati a vario titolo di turbativa d’asta e corruzione.