BERGAMO – Una mano scheletrica stringe un ciuffo d’erba, ultimo spasmo di vita di Yara Gambirasio. L’immagine, scioccante e commovente al tempo stesso, scorre sullo schermo digitale dall’aula attonita della Corte d’Assise di Bergamo e racconta, in una sequenza che costringe il presidente ad ordinare l’allontanamento del pubblico, gli ultimi istanti di vita e l’agonia di questa ragazzina di 13 anni aggredita e abbandonata in un campo incolto a dieci minuti da casa.
Massimo Giuseppe Bossetti, accusato dell’omicidio, più magro del solito, in maglioncino a righe multicolori, osserva lo schermo masticando una cicca e mostrando un’assoluta indifferenza. Le ha viste tante volte quelle foto, che forse non lo impressionano più anche se, nel silenzio dell’aula, quelle immagini strazianti suscitano in tutti i presenti dolore e pietà: lo sgomento per una giovane vita recisa dall’impulso incontrollato «di qualcuno o qualcosa che, sporco di calce, sia venuto in contatto sia con la pelle, sia con gli indumenti, sia con le lesioni di Yara». Morte solitaria e terribile.
Mentre la professoressa Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa che esaminò il corpo di Yara, consulente dell’accusa, smonta in oltre quattro ore, e con tutta la prudenza scientifica del caso, fantasie e leggende circolate in questi mesi sull’omicidio della giovane ginnasta: che morì in un modo atroce, prima aggredita, poi tramortita e quindi seviziata e abbandonata nel campo di Chignolo d’Isola dove esalò l’ultimo respiro intorno alla mezzanotte del 26 novembre in seguito agli stenti e alle ferite.
Uccisa in quel luogo e soltanto lì, come dimostrano le foto inequivocabili del corpo in semi decomposizione, i ciuffi d’erba verdissimi ricresciuti tutt’intorno, nonché quel piccolo arbusto stretto nella mano destra. «Escluderei altrove» risponde asciutta la scienziata ai legali della difesa che cercano di ipotizzare luoghi diversi, trascinamento del corpo, persino la possibilità che Yara sia stata uccisa in una cantina, avvolta in un chellophane e poi trasportata a Chignolo.
La realtà scientifica è più forte di ogni suggestione e l’autopsia, durata due giorni, racconta più di qualsiasi congettura, spiega l’orario approssimativo del decesso («sulla base dell’analisi dei reperti di cibo che siamo riusciti a ritrovare nello stomaco, bucce di piselli, rosmarino, proteine di carne…un ultimo pasto che poi ci confermó sua madre»), esclude che fu trascinata per i piedi o per le mani («sotto la suola delle scarpe abbiamo trovato della terra schiacciata in modo tale da far pensare che abbia comunque camminato»), chiarisce che quella bambina si trovò ad avere a che fare con qualcuno che lavorava nell’edilizia («oltre alla calce nelle ferite, abbiamo ritrovato un tipo di reperto edilizio molto peculiare: delle sfere tre metalliche sulle scarpe compatibili con un cantiere…»); Yara venne colpita prima da un oggetto contundente alla testa, forse un sasso, che probabilmente la tramortì, poi fu seviziata e torturata con almeno una quindicina di coltellate, quasi tutte superficiali, alcune molto pesanti, come quella che le spezzò il polso sinistro, alcune di semplice sfregio.
Fu messa supina, girata, colpita ai glutei, alle cosce, alle ginocchia, alla schiena con due fendenti che le lasciarono una “x” , poi con un altro sul fianco, sotto le scapole, che disegnò una specie di “j”, poi un lungo solco sul petto, quindi una doppia coltellata al collo che però non fu così profonda da lesionare la trachea. L’assassino, che la colpì sia attraverso i vestiti sia alzandole la maglietta, infine le tagliò leggins e mutandine che adesso si vedono spuntare da una foto nel loro colore bianco e rosa. Una lama che potrebbe essere appartenuta a un coltello di tipo opinel, oppure un tagliabalso, o, ancora, a un più aggressivo coltello tattico. Ricordano gli avvocati di parte civile che Bossetti intercettato in carcere, ordinò alla moglie di gettare un coltellino di tipo opinel casualmente sfuggito alle perquisizioni.
Come morì infine Yara? «A provocare la morte fu probabilmente la debolezza dovuta alla perdita di sangue e alle ferite non mortali ma gravi, e poi la contusione alla testa che, per le condizioni in cui fu trovato il corpo, non sappiamo se fu di tipo emorragico oppure no, è infine per il freddo nelle ore notturne».