PALERMO – Una condanna a sette anni di reclusione per il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, è stata richiesta dal procuratore generale Luigi Patronaggio, a conclusione della sua requisitoria davanti alla Corte di appello di Palermo. Il magistrato ha sollecitato la conferma della pena che era stata già inflitta a Dell’Utri da un’altra sezione della Corte di appello il 29 giugno del 2010 con una sentenza poi annullata dalla Cassazione. Il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri intratteneva relazioni con i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Lo ha sostenuto il procuratore generale Luigi Patronaggio, nella sua requisitoria proseguita stamattina davanti alla Corte di appello di Palermo.
“Sono contatti di una gravità inaudita -ha detto Patronaggio- perché si tratta dei capimafia di Brancaccio, responsabili delle stragi più gravi che hanno segnato il nostro Paese”. Il Pg si era soffermato, in precedenza, sugli aspetti «politici» della vicenda processuale, anche se la Cassazione, per il periodo successivo al ’92, ha assolto l’imputato per questa parte della decisione è definitiva. “A dicembre 93 ci fu la trattativa, termine abusato che non mi piace, la concertazione, il patto fra Cosa Nostra e Dell’Utri, il rilancio del patto”, ha detto il procuratore generale .
Sulla circostanza, ha sostenuto il Pg, «c’è una straordinaria convergenza fra i pentiti Spatuzza e Nino Galliano, quello che raccontano è riscontrato. Nel gennaio del ’94 infatti al bar Doney di Roma Giuseppe Graviano dirà a Spatuzza che `persone serie ci hanno messo il Paese nelle mani´», ha affermato Patronaggio. E ha aggiunto: «Il patto di mediazione tra Marcello Dell’Utri e Cosa nostra iniziò negli anni Settanta, fino al 1986 il suo referente erano i fratelli Pullara’ di Santa Maria di Gesù, a partire dal 1986 era Totò Riina. Dagli anni Novanta il patto si arricchisce di una componente politica, si vuole trovare un nuovo referente politico che Cosa nostra trova in Forza Italia».