L’AQUILA – La Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei Grandi Rischi in carica nel 2009 esce quasi completamente indenne nel processo d’appello celebrato oggi all’Aquila. La Corte, presidente Fabrizia Ida Francabandera, consiglieri i giudici Carla De Matteis e Marco Flamini, ha infatti assolto sei dei sette esperti dell’organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio dei ministri, tutti accusati di omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose nei confronti di 29 delle 309 vittime del sisma del 6 aprile 2009, i cui familiari si sono costituiti parti civili, e di 4 feriti.
Il collegio, anche se bisogna attendere le motivazioni della sentenza, dopo quasi sei ore di camera di consiglio, ha dunque ritenuto che non ci sarebbero prove certe che i componenti la Commissione rassicurarono gli aquilani nella riunione del 31 marzo 2009 circa la possibilita’ di una forte scossa dopo una sequenza sismica che andava avanti ormai da circa cinque mesi. In primo grado, il 22 ottobre del 2012, erano stati tutti condannati a sei anni di reclusione.
In parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale dell’Aquila, l’unica condanna a due anni di reclusione, tolte le pene accessorie con pena sospesa e non menzione, e’ stata inflitta a Bernardo De Bernardinis, nella sua qualita’ di vice capo settore tecnico operativo del Dipartimento nazionale della Protezione civile. L’ex vice di Guido Bertolaso e’ stato riconosciuto colpevole solo delle morti di alcune persone. Il dispositivo della sentenza e’ stato letto alle 17.15.
Assolti da ogni accusa, invece, Franco Barberi, all’epoca presidente vicario della Cgr; Enzo Boschi, gia’ presidente dell’Istituto nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv); Giuliano Selvaggi, allora direttore del Centro nazionale terremoti dell’Ingv; Gian Michele Calvi, direttore della fondazione Eucentre, centro europeo di formazione e ricerca in ingegneria sismica e responsabile del Progetto Case; Claudio Eva, ordinario di fisica terrestre all’Universita’ di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico del dipartimento della Protezione civile.
Stando alla sentenza di primo grado i sette esperti, nella riunione del 31 marzo, all’indomani di una scossa di magnitudo 4.1 che colpi’ L’Aquila, avevano falsamente rassicurato la popolazione, sottovalutando il rischio sismico e innescando nella gente il cambio delle normali abitudini, come uscire di casa dopo forti scosse. Se da una parte il pubblico ha accolto la lettura del dispositivo con una selva di “vergogna, vergogna!”, dall’altra il pg Romolo Como, che aveva chiesto la conferma delle condanne, si e’ detto “alquanto sconcertato”. Ad accogliere “con grande soddisfazione” la notizia e’ stato, invece, il presidente dell’Ingv, Stefano Gresta. “Oggi viene ribadita, qualora ce ne fosse bisogno, la credibilita’ a tutta la comunita’ scientifica italiana. Confermo, anche a nome di tutti i ricecatori dell’Ingv, ancora una volta, la mia vicinanza ai parenti delle vittime”. La Corte depositera’ le motivazioni della sentenza entro 90 giorni. Ci saranno poi 45 giorni di tempo per fare ricorso in Cassazione, cosa gia’ preannunciata dalle parti civili.