MILANO – Assoluzione secca, senza se e senza ma: Silvio Berlusconi secondo i giudici della seconda corte d’Appello di Milano, telefonando al funzionario della questura la sera del 28 maggio 2010 per chiedere che Ruby venisse rilasciata al più presto in quanto “nipote di Mubarak” non commise alcun reato. Non costrinse i funzionari della polizia ad obbedire a un suo ordine: il fatto non sussiste, concludono i giudici. E se anche ebbe rapporti sessuali con Ruby, all’epoca ancora minorenne, non era consapevole della sua giovane età. Il fatto, in questo caso, non costituisce reato.
È davvero clamorosa la decisione – coraggiosa bisogna dirlo – che i giudici d’appello, presidente Tranfa,comunicano a un’aula gremita di giornalisti poco dopo le 13. Clamorosa perché chiude il cerchio in realtà di due processi (e di un’inchiesta ancora in itinere) che si erano conclusi entrambi sfavorevolmente per l’ex premier. Quello in cui era stato condannato a sette anni di reclusione, e di cui oggi c’è stata una completa riforma, e quello in cui erano stati condannati i suoi “complici”, ovvero Lele Mora, Emilio Fede, Nicole Minetti.
Sarà interessante infatti vedere adesso come si regoleranno i giudici di secondo grado per questa vicenda parallela. Ma intanto Silvio Belusconi ottiene una vittoria completa, assoluta. Ha vinto non solo la logica stringente dei suoi avvocati che nell’ultima arringa avevano chiesto esattamente l’assoluzione piena («ma – confessa dopo il verdetto il professor Coppi – mi sarebbe andata bene anche l’insufficienza di prove…») ma anche l’atteggiamento complessivo della difesa e dello stesso imputati nei confronti dei giudici: pacatezza, fair play, assenza di polemiche.
Dunque Ruby poteva davvero essere scambiata per la nipote di Mubarak? Era una bugia che va rivalutata? «La storia della nipote di Mubarak era una balla colossale che però fino a un certo punto ha retto – spiega ancora Coppi – Tutto ciò che venne fatto quella sera era per non creare un pandemonio…senza mettere di mezzo ambasciata…». Un “ghe pensi mi” di Berlusconi che, secondo i giudici dunque, era sinceramente convinto di trovarsi di fronte a una parente del presidente egiziano. Non è detto.
Per capire, come sempre, bisognerà attendere la motivazione della sentenza che verrà depositata ad ottobre. Nel frattempo Berlusconi si può godere questa vittoria guardando con più serenità anche al suo futuro di “detenuto” affidato ai servizi sociali. Le polemiche non mancheranno. La procura generale, ovviamente, farà appello in Cassazione.
È una sentenza «che va oltre le più rosee previsioni», esulta Coppi. Berlusconi negli stessi minuti della lettura del verdetto lasciava la Sacra Famiglia di Cesano Boscone (dove è assegnato ai servizi sociali per la condanna definitiva a 4 anni per i diritti tv Mediaset). Prima un «grazie, grazie» rivolto a una sostenitrice.
Poi, rientrato ad Arcore, il commento ufficiale: «Sono profondamente commosso, l’accusa era ingiusta e infamante». Questa volta il leader di Forza Italia risparmia le toghe: «La maggioranza dei magistrati è ammirevole». Forza Italia canta vittoria: «Finalmente giustizia», «c’è un giudice a Berlino», «speriamo che sia la fine di una persecuzione giudiziaria», esultano gli azzurri. Per Mariastella Gelmini «è un’emozione fortissima», mentre Mario Mantovani si chiede «chi ripagherà» Berlusconi «ed il Paese per le violenze subite», mentre Renato Brunetta torna a invocare una «commissione parlamentare d’inchiesta sul colpo di Stato del 2011». Per il Pd si è espresso su Twitter il senatore Andrea Marcucci: «Le sentenze non si commentano e le riforme naturalmente vanno avanti. Le catastrofi di tanti Nostradamus non si avverano». Ironici i 5 stelle: «Berlusconi passa da 7 anni a 0, nel secondo appello…meglio della Germania», è il commento a sfondo calcistico del deputato Alessio Villarosa.