
ROMA – Richiesta di pena per Silvio Berlusconi al processo Ruby. La pm Ilda Boccassini Boccassini ha chiesto di condannare il leader Pdl a sei anni di carcere con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il magistrato ha motivato la sua richiesta facendo la somma delle richieste per i due reati: 5 anni per la concussione e 1 anno per la prostituzione minorile. Il magistrato non ha riconosciuto l’ex premier «meritevole» delle attenuanti generiche. «Non vi è dubbio che Karima El Marough abbia fatto sesso con Berlusconi e ne abbia ricevuto dei benefici» ha detto Ilda Boccassini, nel corso della requisitoria riferendosi alle feste dell’ex premier.
«Per il tipo di reato contestato e una richiesta altissma, molto alta, assolutamente spropositata». Lo ha dichiarato subito dopo la richiesta del pm uno dei legali dell’ex premier, Niccolò Ghedini. Per il processo sul caso Ruby si tornerá in aula il 3 giugno per le arringhe difensive dei legali di Silvio Berlusconi. Al termine dell’udienza di oggi i giudici del Tribunale di Milano hanno poi fissato come ultima data quella del 24 giugno, giorno in cui potrebbe essere emessa sentenza.
«Le ragazze invitate ad Arcore facevano parte di un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento del piacere sessuale di Silvio Berlusconi», ha detto anche la Boccassini. E sul fatto che Karima El Mahroug, la giovane marocchina nota come Ruby, avesse meno di 18 anni, per Boccassini «non c’è dubbio che questo fosse noto» a Berlusconi e a chi organizzava le feste di Arcore nel periodo di settembre 2009. Per Boccassini, Ruby era diventata «la preferita, la più gettonata delle ragazze» e frequentava Arcore in tutte le «feste comandate». Berlusconi, compatibilmente con i suoi impegni istituzionali, «approfittava» proprio di quei giorni di riposo per ricevere le ragazze, e Ruby c’era sempre: Pasqua (che quell’anno cadeva il 4 aprile), 25 aprile, e primo maggio.
Secondo il magistrato Silvio Berlusconi avrebbe versato oltre 4,5 mln di euro a Ruby «come dimostrano le intercettazioni telefoniche, un biglietto sequestrato alla giovane marocchina e i prelievi fatti dall’ex premier su uno dei suoi conti».E allo stesso modo «prima del 14 febbraio non abbiamo dubbi che Ruby si prostituisse», ha riferito Boccassini. Ruby, ha sottolineato, «ha una disponibilità di denaro che in altro modo non potrebbe avere». Ruby, ha continuato la Boccassini, disponeva di contanti «spesso in banconote da 500 euro». La giovane riceveva molti sms da clienti con frasi «imbarazzanti» e in un caso «era stata vista in un locale con un signore di una certa età con una Bentley» e faceva «spese nei negozi del Quadrilatero» a Milano, dove comprava molti vestiti griffati. «Per acquistare una borsa nel quadrilatero della moda a Milano – sottolinea ancora Boccassini – si spendono non meno di 1500 euro». In seguito, Ruby «aveva da Berlusconi direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore».
«Il 14 febbraio 2010, al di là di ogni ragionevole dubbio, Emilio Fede, portando Ruby ad Arcore, sapeva che quella ragazza era minorenne perché era stato il presidente della giuria del famoso concorso di bellezza, quindi non poteva non sapere», ha detto Boccassini, nel corso della requisitoria in corso al processo di Milano. Secondo Boccassini, quella di Emilio Fede è una difesa «risibile», perché le sue dichiarazioni sono «ridicole». I protagonisti di quella serata, ha aggiunto, «sono Fede e Mora». «Mora – ha spiegato – aveva un interesse assoluto a favorire Silvio Berlusconi. La sua società era in fallimento, la sua vita attaccata a un filo e aveva bisogno di tanto danaro». «Il presidente Silvio Berlusconi – ha continuato – ha elargito una somma pari a circa 5 milioni di euro a Lele Mora, cercando di salvarlo dal fallimento. Soldi che lui ha intascato: in parte sono andati in Svizzera, in parte a Emilio Fede. Questo è il contesto del 14 febbraio 2010». E quel giorno «non solo Emilio Fede era a conoscenza della minore età della ragazza, ma anche Mora», ha concluso Boccassini, sottolineando che è stata la stessa Ruby ad dirlo. «Possiamo immaginare che una persona con cui aveva un rapporto di fedeltà come Fede non avesse detto a Berlusconi che aveva introdotto ad Arcore una minorenne?», è stata la domanda retorica di Boccassini.