ROMA – Ancora una fumata nera a Montecitorio, la quarta, e probabilmente anche il secondo candidato del centrosinistra è bruciato dalle divisioni interne alla coalizione. Romano Prodi non ha raggiunto il quorum necessario di 504 voti, fermandosi addirittura sotto quota 400, a sole 395 preferenze.
I consensi per Stefano Rodotà sono stati invece 213, 51 di più rispetto al numero di parlamentari del M5S. Sul candidato di Beppe Grillo potrebbero essere sono confluiti i voti di Sel, ma dal partito di Vendola smentiscono. “I nostri voti ci sono tutti perché
hanno tutti votato ‘R.Prodi’. Basta contare le schede per vedere che il problema non siamo noi di Sel, ma è nel Pd”, ha sottolineato Franco Giordano di Sel. Annamaria Cancellieri, candidata di Lista civica, ha raccolto 78 voti, mentre 15 preferenze sono andate a Massimo D’Alema e 3 a Franco Marini. Il centrodestra per protesta ha scelto di non partecipare al voto, con una decisione che non ha precedenti nella storia della Repubblica. “Non partecipiamo a questo voto, non è democratico”, ha sentenziato Silvio Berlusconi.
In mattinata, nel terzo scrutinio, erano state 465 le schede bianche (sia che Pd che Pdl), 250 i voti per Stefano Rodotà, 22 per Romano Prodi, 33 per Massimo D’Alema, 12 per Giorgio Napolitano, 9 per Anna Maria Cancellieri. In vista della quarta votazione a maggioranza semplice, l’ex presidente della Commissione europea, era stato scelto come candidato dal Pd per trovare una soluzione dopo il flop di Franco Marini. Il voto ieri aveva infatti ulteriormente spaccato il partito e la coalizione di centrosinistra, ma oggi non sembra essere andata meglio. Il deludente risultato dell’ex premier nello scrutinio di questo pomeriggio per il Presidente della Repubblica sta provocando infatti un nuovo terremoto nel Pd.
I dirigenti del partito sono riuniti nella stanza di Pier Luigi Bersani alla Camera. Con il segretario ci sono Enrico Letta, Dario Franceschini, Anna Finocchiaro e i capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda. Ora il segretario dovrà decidere quale strategia adottare, se restare fermi anche domani (si rivota alle 10 di mattina) sul nome di Prodi o cambiare di nuovo candidato. Secondo Matteo Renzi la situazione però è chiara. “La candidatura di Prodi non c’è più”, ha sentenziato il sindaco di Firenze.
Un esito, quello della quarta votazione, che ha ridato fiato al Pdl. “Adesso è il momento che sia il centrodestra a presentare una propria lista di nomi”, ha detto il presidente del senatori Renato Schifani. “Ieri non sono riusciti a far convergere tutti i propri elettori sul nome di Franco Marini, oggi avevano imposto il proprio candidato ai parlamentari e questi non lo hanno votato. A questo punto vorremmo che qualcuno riflettesse anche perché – ha concluso Schifani – abbiamo subito un grande schiaffo vedendoci imporre il nome di Romano Prodi”. E a incalzare i democratici è ora anche Scelta civica. “Abbiamo voluto valutare la tenuta del Pd. Ora il Pd prenda atto del risultato e cambi il metodo perché Prodi non sarebbe stato eletto neanche con i nostri voti”, dice il coordinatore Andrea Olivero, che rilancia il nome di Anna Maria Cancellieri: “Non solo non lo ritiriamo, ma lo offriamo alla riflessione di tutte le forze politiche” perché è “il nome giusto”.
Il M5S, che stamattina per bocca di Beppe Grillo aveva chiarito che non avrebbe mai votato Prodi, cerca invece di spingere il Pd dalla parte opposta. “Bersani arrenditi e scegli Rodotà presidente. Complimenti anche a Sel che si è dimostrato un interlocutore inaffidabile..Altro che volontà di cambiamento!”, scrive su Facebook la deputata Tiziana Ciprini.