ROMA – Pronta una manovra da 12 miliardi. Letta e Saccomanni sono già saliti al Quirinale per illustrare le linee guida a Napolitano: «La Legge di stabilità la vedrete domani. Sarà pluriennale – ha spiegato Letta – , abbiamo intenzione di intervenire su tre anni, crediamo che ci siano le condizioni per intervenire sul lungo periodo e dare certezze a imprenditori e lavoratori».
Ma in mattinata non sono mancate le prese di distanza, anche da parte dello stesso governo. Se la legge di stabilità comprendesse nuovi tagli lineari alla sanità pubblica, come trapela da indiscrezioni giornalistiche, «salta il servizio sanitario nazionale, e non saranno garantiti i livelli essenziali d’assistenza». È l’allarme che trapela dal ministero della Salute dopo le ipotesi di una nuova «sforbiciata» ai fondi per la sanità pubblica. Tagli che, si precisa dal ministero, «per ora sono solo un’indiscrezione», che Saccomanni non ha ufficialmente confermato al ministro. In ogni caso le ipotesi circolate parlano di due miliardi in meno, quelli che avrebbero dovuto evitare l’introduzione di nuovi ticket, più tagli a servizi per oltre un miliardo. Il ministro Beatrice Lorenzin per ora preferisce non fare commenti ufficiali, si spiega, proprio perché di ufficiale non c’è niente. Tuttavia, notano al ministero, «con nuovi tagli lineari salta il patto per la Salute. I risparmi si stabiliscono solo tra ministero e Regioni, non con tagli lineari ma con una mirata lotta agli sprechi. Altrimenti saltano le 15 regioni sotto piano di rientro e sono in difficoltà anche le 5 che hanno i conti in ordine».
Da parte sua il ministro dell’Economia Saccomanni precisa: «Siamo in contatto con i presidenti delle Regioni, alla fine si troverà una soluzione equa per tutti quanti arrivando all’Eurogruppo in Lussemburgo e rispondendo a chi gli chiedeva a proposito delle indiscrezioni sui tagli previsti, in particolare su quelli alla sanità. Sulla service tax, Saccomanni ha risposto: «Stiamo lavorando». Nella legge di stabilità ci sono «sia gli investimenti di natura infrastrutturale, come quelli di Ferrovie e Anas, ma anche un allentamento del Patto di Stabilità per i Comuni». Saccomanni ha precisato che «quindi possiamo pensare che si possano dare più risorse agli investimenti, soprattutto per progetti di natura idrogeologica, per l’edilizia scolastica, per quelle cose e quei progetti che possono essere attuati rapidamente».
La Legge di Stabilità, che da sempre è il documento di sintesi della volontà politica e dell’impegno economico del governo, via via si arricchisce di nuovi dettagli. Certo il condizionale è d’obbligo, soprattutto dopo l’intervento, via tweet, del presidente del Consiglio, Enrico Letta. «Giornali a caccia di indiscrezioni spacciate per fatti su Legge Stabilità – scrive il premier – Invito a leggere testo vero del Cdm martedì. Il resto è solo caos…». Un messaggio che è certo rivolto alla stampa in cerca di notizie, ma anche all’interno del governo per frenare la diffusione di indiscrezioni, talvolta imprecise.
Del resto il ventaglio delle ipotesi (alcune delle quali non vedranno mai la luce) è ancora molto ampio. È quasi scontato, ad esempio, che non ci sarà il reddito minimo tanto caldeggiato dall’M5S perché assorbirebbe quasi tutte le risorse destinate invece alla riduzione del cuneo fiscale ed al rifinanziamento della Cig. Viceversa si confermano gli interventi su queste due voci: per il cuneo si ipotizzerebbe, al momento, un esborso di 5 miliardi nel 2015, 3 nel 2014 e 2 nel 2016. Si tratterebbe di interventi strutturali (il cui effetto dunque si somma negli anni) e che porterebbero l’impatto complessivo nel triennio a circa 10 miliardi. Molto meno della `cura da cavallo´ dei 15 chiesta da Confindustria nel 2014 ma vicini ai 10 miliardi inizialmente ipotizzati. L’intervento sarebbe spalmato in modo diseguale tra imprese e lavoratori almeno inizialmente favorendo i dipendenti. Ma per le imprese (oltre alla deducibilità del costo del lavoro dall’Irap e al potenziamento dell’Ace) si pensa anche ad una revisione dei contributi Inail in modo da premiare le imprese più accorte sul fronte della sicurezza sfavorendo le altre.
Molto “caldo” e ancora da completare il dossier Service Tax- Patto di Stabilità. Il governo (ancora alla ricerca dell’aliquota massima, anche se si inizia a parlare di un’aliquota di partenza del 3 per 1000) punta a lasciare ai comuni la gestione. E ha promesso 2 miliardi per attenuare il peso della nuova tassa. Non è chiaro però se si riuscirà a far pesare la Service la metà di Imu e Tares come ipotizzato. Si punta però a liberare intanto risorse ammorbidendo i vincoli stretti del Patto di Stabilità interno. Insomma la manovra attualmente viaggia sui 10-12 miliardi: 5 per il cuneo, 2 per il Patto di Stabilità, 4 sarebbero destinati alle spese indifferibili (missioni, contratti vari, 5 per mille, trasporto pubblico locale) e al rifinanziamento della Cig in deroga. Un miliardo si prevede poi per le `varie ed eventuali´ che non mancano mai nei percorsi parlamentari.