“Muore il piccolo mondo del foglio bianco, quel rettangolino segreto che aspetta, come un principe solitario, di incontrare la sua amante di sempre: la scrittura. Come un virtuoso matrimonio tra ritmo e malinconie viventi, l’incontro si veste di magia, e subito è il piccolo grande modo della poesia. Una parola, un mondo. E sono i poeti che celebrano la sacralità del matrimonio. I poeti, si, questi strani esseri a forma di uomo che fanno della scrittura l’unico tempo della loro vita, che hanno la normale vita terrena, ma che vivendo hanno infinite dimensioni, e quando muoiono par che si siano spostati nella stanza accanto”.
Ne parlavamo anni fa, forse 1984-85, una sera in una cena, insieme a Rita Ciprelli, Marco Tornar, io, e Ubaldo Giacomucci, che proprio l’altro giorno ci ha lasciati. Si , Ubaldo, il mite Ubaldo; se l’è portato con sé l’invisibile mostro. Vorrà egli raggiungere, l’amica Rita e l’amico Marco, per continuare un dialogo mai interrotto. Ubaldo era stato tra i fondatori della casa editrice Tracce che, fino a qualche anno fa, insieme a Nicoletta Di Gregorio ha portato alto il vessillo della cultura scritturale a Pescara, ormai mercantile e decadente. Egli era, è, non un pianeta, ma stella di prima grandezza. Chiunque facendo poesia, doveva far riferimento a lui, alla sua sapienza, alla sua saggezza poetica. Un punto di riferimento, per gli amanti della poesia e della scrittura.
Ubaldo, è stato, e resterà, indelebile faro la cui luce andava oltre gli orizzonti lirici. Era un ragazzo più giovane del sottoscritto (che non vuole diventare vecchio, quindi…) sempre disposto con tutti, magari poteva incutere un po’ di timore, è sempre stato fisicamente imponente, poteva apparire un po’ orso. Forse per certi versi lo era, ma era l’orsetto simpatico amico di tutti, cordiale, gentile, mai una parola fuori posto. Una ironia velata ed elegante unita ad una abilità dialettica fuori dal comune, erano i suoi tratti distintivi. E la sua immensa cultura poetica e soprattutto filosofica lo facevano elevare in voli leggiadri verso inarrivabili latitudini di puro lirismo. Adesso Ubaldo Giacomucci non è più con noi. Ci mancherà la sua imponenza, la sua voce cristallina, il suo senso dell’umorismo surreale. Ciao Ubi, come ti chiamò qualcuno. Sei contento, maledetto Covid, sei contento di questi capolavori?
URANUS