L’AQUILA – Settembre sarà il mese delle convocazioni nei centri per l’impiego dei beneficiari del reddito di cittadinanza che sono in possesso dei requisiti per poter essere occupati. Si apre la fase 2 per i 14.265 destinatari della misura in Abruzzo che in Italia sono complessivamente 704.595 dei quali circa un terzo risulta “occupabile”.
Per la complessità delle procedure e a causa della crisi di Governo ci sono stati notevoli rallentamenti nell’acquisizione della documentazione e quindi anche nella nostra regione potrebbero esserci ritardi nelle chiamate da parte dei centri per l’impiego. Nel frattempo prendono servizio 54 navigator abruzzesi, cioè le figure previste nel decreto che ha istituito il reddito di cittadinanza, che dovranno aiutare i beneficiari a trovare un lavoro.
Ci sono 15 navigator nella provincia di Chieti, 14 , sia in quella di Pescara che dell’Aquila, e 11 in provincia di Teramo e in media ognuno di loro dovrà confrontarsi con 264 fruitori della misura.
I navigator contrattualizzati da Anpal Servizi, dopo l’ultima settimana di formazione, diventeranno “operativi” e saranno impegnati nell’assistenza tecnica prevista all’interno dei centri per l’impiego. L’Anpal comunica che “Per i beneficiari del reddito di cittadinanza l’ora del Patto per il lavoro scoccherà a partire dal prossimo 2 settembre, rispondendo alle convocazioni inviate dai centri per l’impiego. Da quel momento il beneficiario dovrà collaborare con l’operatore del cpi addetto alla redazione del bilancio delle competenze e rispettare gli impegni previsti tra i quali quello di accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue (una in caso di rinnovo)”.
Dal 2 settembre, dunque, dovranno scattare le convocazioni dei percettori del reddito per costruire il percorso per la ricerca di un occupazione e si firmerà il “Patto per il Lavoro“. Chi non accetterà le offerte, che verranno fatte nel corso dei prossimi mesi, rischia di perdere il beneficio.
I dati forniti dal Ministero del lavoro indicano che la gran parte dei soggetti avviabili al lavoro risiede nelle principali regioni del sud Italia e circa il 65% dei beneficiari proviene da Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.
Le offerte di lavoro sono ritenute congrue in base a diversi parametri: “durante il primo anno è congrua un’offerta in una località in un raggio di 100 chilometri, raggiungibile in 100 minuti con i mezzi pubblici; la seconda offerta prevede un raggio di 250 chilometri e la terza che la destinazione possa trovarsi in qualsiasi posto d’Italia.
Non sono tenuti ad accettare posti di lavoro i beneficiari della pensione di cittadinanza, chi si prende cura di soggetti d età inferiore a tre anni di età o di componenti del nucleo familiare con disabilità grave o non autosufficienti, chi frequenta corsi di formazione, e chi ha già un lavoro, anche se a basso reddito”.
L’invito non riguarderà solo l’intestatario del reddito, ma tutti i maggiorenni della famiglia non occupati o che non frequentano un regolare corso di studi. Saranno esclusi i beneficiari delle pensioni di cittadinanza o gli over65, i disabili i quali, però, possono anche aderire volontariamente alla ricerca del lavoro.
Il Patto per il Lavoro consentirà di identificare le competenze e prevede che debba essere accettata almeno una delle tre offerte di lavoro congrue che verranno avanzate.
Non per tutti sarà obbligatorio il patto per il lavoro poichè per alcuni nuclei familiari, in particolari situazioni di disagio bisognoso di aiuti, è possibile attivare il patto per l’inclusione sociale mediante i servizi per il contrasto alla povertà dei Comuni.
Per quanto riguarda gli immigrati manca il decreto che fissa le regole per la documentazione richiesta e quindi l’Inps non ha accettato le loro domande.
Nella prima fase i Caf dei sindacati hanno svolto un ruolo importante di consulenza nella compilazione per la presentazione delle domande ma molto probabilmente anche in questa seconda fase i centri di assistenza fiscale potranno essere punti di riferimento poichè la compilazione della documentazione necessaria avverrà su piattaforme telematiche e non tutti gli utenti hanno padronanza nell’uso del computer e di internet ma i Caf restano a disposizione anche di coloro che, per i motivi sopraelencati, non sono avviabili al lavoro .