MILANO – Il referendum costituzionale si farà regolarmente. Domenica 4 dicembre, non c’è più alcun dubbio, i seggi saranno aperti e gli italiani potranno decidere, con un «sì» o con un «no», le sorti dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Il giudice civile di Milano Loretta Dorigo questa mattina ha sciolto la riserva, durata alcune settimane e caratterizzata da grande tensione da parte dei cronisti nei corridoi di Palazzo di Giustizia di Milano, respingendo i ricorsi presentati dal costituzionalista Valerio Onida e da un pool di legali sulla legittimità costituzionale del quesito.
Nel provvedimento che ha depositato si legge che il giudice non ha ravvisato «nessuna manifesta lesione del diritto alla libertà di voto degli elettori» e non c’è «difetto di omogeneità» nel quesito referendario, nonostante questo non sia stato spacchettato in più punti, ognuno per i singoli temi su cui dovranno esprimersi gli italiani. Sipario calato dunque su tutti i possibili scenari, tutti caratterizzati da grande incognita, primo fra tutti quello su un’eventuale sospensione del referendum da parte della Consulta.
L’avvocatura dello Stato, rappresentata da Gabriella Vanadia, aveva affrontato questo nodo nella memoria depositata al tribunale di Milano proprio dopo l’udienza delle scorse settimane, sostenendo che le norme sui conflitti Stato-Regioni di fronte alla Consulta citate nel ricorso «non attribuiscono alcun potere di sospensione» nel caso in discussione. Posizione questa contestata dall’ex presidente della Corte Onida (che proprio mentre il giudice depositava il ricorso è salito su un volo diretto all’estero e sarà raggiungibile solo fra un paio d’ore), che in udienza ha sostenuto che proprio in base ad un’interpretazione «analogica» di norme sui conflitti tra Stato e Regioni, la Consulta avrebbe potuto “congelare” la consultazione in attesa di pronunciarsi sulla questione.