ROMA – Renzi è intervenuto oggi alla direzione del Partito Democratico dopo la vittoria elettorale di domenica. Il segretario ha esordito tenendo un profilo basso: “Abbiamo scelto di non festeggiare perché la straordinaria ampiezza del risultato non è solo per il Pd o per il suo leader. Va ben oltre le aspettative, è il voto degli italiani per l’Italia. Ha ragione Reichlin a parlare di partito della nazione e il consenso che ci impone a provare a cambiare l’Italia in modo forte e l’Ue”. Il leader democratico, riferendosi ai velati accenni di polemica interna, ha aggiunto che «il Pd è primo partito in Europa e ha una responsabilità che giudico naturale venga colta in pieno e non immiserita negli scontri interni. Trovo allucinanti le polemiche per la foto di gruppo: non c’è nessun salto sul carro ma un partito che è convinto di poter discutere al proprio interno con serenità».
«Vorrei che l’assemblea nazionale» del 14 giugno «fosse l’occasione per una ripartenza – ha spronato la platea democratica Renzi -, un nuovo inizio insieme. Il Pd non può essere una sommatoria di correnti o il modo di ricordare quello che è accaduto al congresso. Non interessa a nessuno». E anche detto che «nessuno di noi farà campagna acquisti in Parlamento ma la disponibilità a riflettere nell’orizzonte del 2018 è fisiologica non perché lo vogliamo noi ma perché si sono verificate» circostanze come la «scomparsa di altri partiti, una cosa positiva per dei sinceri bipolaristi».
Ma ormai per il premier il voto è già parte del passato, ora vuole guardare avanti. E risfodera la parola già evocata a poche ore dalle elezioni: speranza. ««In un momento, raccontato da altri, di sfascio del paese, il Pd si è posto non come garante di conservazione ma come testimone di speranza. Non possiamo indietreggiare di mezzo centimetro da questa aspettativa su di noi». In questa fase entra in gioco anche il ruolo dell’Unione Europea e il desiderio di cambiare verso. «Le misure attuate dalla Ue in un momento di crisi che risale a teorie degli anni 80 non danno una risposta sufficiente alle attese dei cittadini». Sull’ipotesi che il Pd possa giocare un ruolo centrale a Bruxelles, Renzi mette le mani avanti: «Siamo il primo partito del Pse non per andare a mettere bandierine con i nomi, è fisiologico ma il nostro compito è richiamare il Pse a quanto detto in campagna elettorale che è per noi fondamentale e per cui siamo entrati nel Pse.
Prima di discettare sui nomi è fondamentale capirsi su idee». Certamente Renzi è convinto che «L’Europa deve cambiare, perché l’alternativa al cambiamento dell’Europa è che l’Europa non si salva». E proprio sul ruolo del Pd, ha aggiunto: «Il nostro compito è aprire una discussione sulla politica economica, ieri Padoan ha preannunciato una serie di considerazioni. Una riflessione è opportuna, l’Italia in Europa deve tracciare la strada non seguirla, dobbiamo essere leader e non follower».