ROMA – Il 60% contro il 40. Una vittoria schiacciante quella del No che ha affondato Matteo Renzi. Il giorno dopo la bocciatura del referendum costituzionale da parte degli italiani, il premier si prepara a salire al Colle per comunicare le dimissioni che ha annunciato ieri. Finisce così il Governo di Matteo Renzi, durato esattamente 1.017 giorni. Ora sarà il Quirinale a fare le sue valutazioni. Con un obiettivo, innanzitutto: far uscire il prima possibile il Paese dal cono d’incertezza in cui è precipitato.
Il premier si è assunto «tutte le responsabilità» di una sconfitta «straordinariamente netta» e si è commosso ringraziando moglie e figli. «In Italia non vince mai nessuno ma non perde mai nessuno. Io sono diverso e dico ad alta voce, anche se con il nodo in gola, che ho perso. C’è rabbia e delusione, ma vorrei che foste fieri di voi – ha detto in conferenza stampa -. Fare politica contro qualcuno è molto facile, per qualcosa è più bello. Si fa pensando ai propri figli, non alle alchimie dei gruppi dirigenti».
Ha subito esultato, invece, il fronte del No. Pugni chiusi, lacrime di gioia e «Bella Ciao» intonata in alcuni comitati per il No a Roma. Le principali forze di opposizione hanno subito invocato le urne. «Ha vinto la democrazia, ora bisogna andare subito al voto con l’Italicum», ha attaccato Grillo. Gli ha fatto eco Salvini: «Siamo pronti a votare con qualsiasi legge elettorale». Con lui anche la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Più cauta Forza Italia, che non esclude neanche l’ipotesi di un nuovo governo.
E adesso? Si apre uno scenario articolato. Restano infatti il nodo della legge di Bilancio, attualmente al Senato, che va condotta in porto e salvaguardata dalle turbolenze della politica; ma soprattutto quello della legge elettorale. Sulla quale è già scattata la corsa contro il tempo.
Il leader del M5s Beppe Grillo – dopo mesi di polemiche contro la legge voluta da Renzi – con un repentino testacoda ha detto: «La cosa più veloce, realistica e concreta per andare subito al voto è andarci con una legge che c’è già: l’Italicum». La legge elettorale infatti, con il largo premio di maggioranza che prevede, premia il primo partito, che potrebbe essere proprio il M5S. Ed è questa la paura che domina sia dalle parti del Nazareno che da quelle di Forza Italia. Non a caso, già in conferenza stampa, Renzi ha detto: «Ai leader del fronte del No oneri e onori, a iniziare dalla responsabilità di proporre la legge elettorale. Ci aspettiamo proposte serie e credibili».
La stampa internazionale ha commentato preoccupata il risultato del referendum: «Un vittoria populista nel cuore dell’Europa», l’analisi del Wall Street Journal. Il trionfo del No in Italia pone dei rischi per l’Eurozona, secondo il quotidiano finanziario americano. «Il voto – osserva il Wsj – rinforza la spaccatura, sempre più ampia, tra il contesto economico necessario per sostenere la moneta comune europea e la crescente marea del populismo nel continente». Sulla stessa linea il New York Times: «L’Italia è sprofondata in una fase di incertezza politica ed economica», ora c’è il rischio di «una rinnovata e verosimilmente contagiosa crisi finanziaria in Italia, dove le banche sono piene di crediti deteriorati e gli investitori saranno cacciati dal ritorno dell’instabilità italiana».
Intanto si sono registrati i primi contraccolpi economici. La Borsa di Milano ha aperto in calo con l’indice Ftse Mib in ribasso dell’1,8% per poi recuperare quasi subito a -0,8% e tornare in territorio negativo a -1,2%. Snobbano il risultato del referendum le altre piazze del Vecchio Continente che viaggiano positive. Ha aperto invece in rialzo lo spread Btp-Bund, che dopo una fiammata a 180 punti base è sceso a quota 169. L’euro, invece, è sceso ai minimi da un anno sul dollaro, per poi risalire leggermente.