PESCARA – “In Abruzzo vi saranno due Province con i rispettivi capoluoghi individuati in base alla Legge 135”. Lo afferma il vice presidente della Regione, Alfredo Castiglione. “Qualsiasi ipotesi di riforma – prosegue – non può assolutamente mettere a rischio il territorio regionale e la sua capacita’ di accedere a finanziamenti, europei o statali, legati ad alcuni parametri che solo le aggregazioni territoriali possono esprimere. L’idea di individuare una zona appenninica ed una adriatica, anche se in prima battuta può essere condivisibile, potrebbe celare un disequilibrio territoriale con una provincia di serie A ed una di serie B, tra province dunque che producono ricchezza di diversa entita’. Qualsiasi riassetto territoriale delle due realta’ abruzzesi deve avvenire con la necessita’ di mettere in condizioni le nostre imprese, le nostre famiglie e i nostri giovani di poter accedere agli stessi servizi ed alle stesse opportunità di sviluppo sull’intero territorio regionale e agli stessi costi. Le occasioni di sviluppo devono poter essere accessibili a tutto il territorio regionale.
Se l’attuale Governo regionale ha individuato, con un percorso gia’ avviato, quattro aree di crisi, la riorganizzazione non puo’ disaggregare le aree di riferimento e mettere in difficolta’ il reperimento dei fondi necessari al loro superamento. Dobbiamo tutti, dai partiti alle istituzioni e a chi produce e fa sviluppo, avere la forza di compiere un salto culturale e mentale che forse ancora manca. Penso che questo sia uno dei punti piu’ difficili da superare, quando vedo che vi sono Comuni e realta’ che sotto la spinta di amministratori locali, indipendentemente dall’appartenenza partitica, sono disposti a far prevalere interessi solo localistici”.
Castiglione afferma ancora: “Cosi’ come quando vedo che qualcuno antepone al processo di aggregazione logiche legate ad elementi che nulla hanno a che fare con lo sviluppo economico come gli anni di storia della citta’ di riferimento, il numero dei monumenti, ecc. Questo salto culturale non lo trovo ancora presente in alcune riforme gia’ avviate dalla Regione quando spesso ci si trova di fronte alla “Sindrome della Tela di Penelope”, laddove l’attuale Governo regionale costruisce e qualcun altro, “per motivi che mi sfuggono”, produce ritardi appellandosi alle proprie rendite di posizione.
Non vorrei che cio’ accadesse anche in tale occasione. Secondo il mio modesto parere, la proposta di accorpamento a cui si addiverra’ deve andare assolutamente in linea con quanto l’Abruzzo ed i suoi attori si aspettano con una condivisione che vada al di la’ delle appartenenze e che soddisfi le attese di tutti gli stakeholders regionali. Il territorio che andra’ a ridefinirsi nei suoi confini, deve, al contrario, essere piu’ competitivo rispetto alla situazione attuale, e deve offrire servizi primari e secondari senza creare disparità”.