TORINO – La polizia svizzera cerca un uomo, sospettato del delitto di Valentina Tarallo, la dottoranda torinese di 29 anni uccisa a sprangate a Ginevra lunedì sera mentre tornava nella sua casa svizzera, nel quartiere dell’ospedale universitario (HUG). All’origine dell’omicidio potrebbe non esserci una rapina, come si è finora pensato, ma su questo punto il riserbo è per ora massimo.
Di certo – è stato appurato – l’arma del delitto è stata trovata dall’assassino in un cantiere vicino a casa della giovane torinese. La vicina di casa racconta anche di qualcuno che, poche ore prima del delitto, ha insistentemente suonato al campanello di casa della dottoranda. L’uomo che la polizia sta cercando sarebbe già noto alle forze dell’ordine francesi per altre aggressioni. Secondo fonti della polizia la giovane conosceva il suo assassino: Valentina faceva volontariato, chi l’ha uccisa sarebbe una persona di cui lei si era occupata. Secondo alcuni testimoni si tratta di un uomo di origine africana tra i 20 e i 30 anni, alto circa 1 metro e 90.
C’è intanto incredulità tra i tanti giovani italiani che studiano e lavorano a Ginevra, oltre a quelli che la conoscevano a Torino e a La Loggia, dove abitava. «Ho appreso la notizia dai siti italiani – racconta Leonardo, 33 anni, che da qualche anno, dopo essersi laureato a Torino, lavora e vive a Ginevra – Abito poco distante dalla via in cui è avvenuta l’aggressione, è una zona isolata ma non lontana dal centro e abbastanza tranquilla».
Anche Valentina, così come tanti giovani torinesi a Ginevra, si era iscritta a un gruppo di car pooling «Dal Cern a Torino» per ammortizzare i costi del viaggio verso casa. «L’ho portata io a Ginevra domenica sera, sono senza parole», scrive uno degli iscritti sulla mail comune. «Anche io ho portato Valentina più volte a Torino», è la risposta di un altro utente.