L’AQUILA – Contro le infiltrazioni criminali negli appalti per la ricostruzione post-sisma “oggi siamo molto piu’ preparati nell’arginarle e debellarle. A differenza dei decenni passati possiamo infatti contare sul Centro ricerca e analisi per lo sviluppo investigativo (Crasi) che, grazie ad una piu’ appropriata preparazione degli investigatori e alle maggiori conoscenze acquisite anche a livello inquirente, crea una sorta di barriera davvero difficilmente permeabile per le organizzazioni mafiose”. Lo ha detto oggi a L’Aquia il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, a margine della conferenza stampa sull’operazione “Isola Felice” che ha sradicato la cosca del clan Ferrazzo che si era impiantata tra l’Abruzzo e il Molise.
“La ‘ndrina dei Ferrazzo – ha sottolineato il procuratore – non si era infiltrata nei lavori di ricostruzione per i danni provocati a L’Aquila dal sisma del 6 aprile 2009. Tuttavia reinvestiva in capitali illeciti anche in una societa’ di edilizia a responsabilita’ limitata, ditta che comunque non ha partecipato ad alcun intervento nel cratere sismico aquilano. E’ necessario porre la massima attenzione sulle imprese che partecipano alla ricostruzione – ha aggiunto Roberti – perche’ e’ possibile con il sistema informativo che abbiamo oggi arrivare a cogliere eventuali collegamenti tra imprese e organizzazioni criminali e quindi evitare cosi’ che vengano ad infiltrarsi nelle attivita’ di ricostruzione”.
“Quando parlo di ‘modello’ L’Aquila – ha poi voluto specificare il procuratore – mi riferisco esclusivamente alle infiltrazioni malavitose le quali, grazie ad un’attivita’ sinergica investigativa, non hanno trovato spazio e quando sono riuscite ad affacciarsi sul territorio sono state subito scoperte e colpite. E’ in questo senso che il ‘modello L’Aquia’ ha funzionato, sta funzionando e quindi potra’ continuare a funzionare anche per quanto riguarda la ricostruzione di Amatrice e del centro Italia”.
Roberti indago’ anche nella ricostruzione dell’Iripinia “ma parliamo di 36 anni fa – ha detto – e da allora sono convinto che sono stati fatti enormi passi avanti. Sotto il profilo della sicurezza abbiamo la Protezione civile che all’epoca non esisteva nemmeno. Oggi, a distanza di tanto tempo – ha ribadito il procuratore – le nostre conoscenze info-investigative non sono minimamente paragonabili con quelle di quegli anni. Ora agiamo tutti con maggiore efficienza. Del resto la dimostrazione l’abbiamo proprio qui a L’Aquila dove le possibili infiltrazioni sono state scoperte attraverso la capillare attivita’ investigativa che e’ stata resa possibile dal coordinamento investigativo ed anche dal perfezionamento delle tecniche di investigazione che sono appunto rappresentate dal Crasi”. Intanto ora ad indagare sulla ricostruzione e’ stata chiamata anche l’anticorruzione e Roberti ha spiegato che l’Autorita’ fa il proprio lavoro, che e’ quello di verificare ipotesi di corruzione nell’acquisizione degli appalti e nel seguire gli appalti stessi. La Procura nazionale antimafia – ha concluso – da’ il proprio contributo per quanto riguarda la verifica di eventuali collegamenti delle imprese che aspirano ad entrare nella ricostruzione con organizzazioni mafiose”.