L’AQUILA – Sono 64 i centri abitati da ricostruire, oltre 700 edifici vincolati dal ministero dei Beni Culturali e altri più di 200 negli altri comuni del cratere. A dover rientrare nelle loro case sono ancora circa tremila famiglie, quasi una persona su due tra chi aveva chiesto aiuto dieci anni fa. Praticamente 16mila persone ospitate all’inizio in 185 abitazioni del Progetto Case e in 1114 Map, moduli in legno.
L’Aquila dieci anni dopo è un insieme di spazi ognuno diverso. Ci sono le New Town. C’è il centro storico dove in alcune ore del giorno si incontrano più gru che passanti. C’è ancora tanto da fare in questa città dove sono morte 309 persone, ci sono stati oltre 1.600 feriti e 67mila persone hanno perso la casa, ma ancora non si è riusciti a inaugurare un monumento alla memoria nonostante le richieste di parenti delle vittime.
In base alle cifre fornite da Vito Crimi, sottosegretario con delega sui terremoti d’Italia, la ricostruzione privata è al 73 per cento, una cifra che sale al 74 nel centro storico, cala al 55 per cento in periferia e al 21 per cento nelle frazioni. Il sindaco, Pierluigi Biondi, chiede di non far vedere solo macerie perché in questo decennale L’Aquila non deve essere raccontata come una città finita ma come un luogo vivo e pulsante.
“Sono trascorsi dieci anni da quel tragico 6 aprile che sconvolse L’Aquila: il terremoto – ricorda il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – provocò morte e distruzioni, colpì al cuore l’intero Paese, lasciò segni profondi e dolorosi che il tempo e l’impegno umano hanno in parte lenito ma mai potranno cancellare. Nel giorno del decennale il primo pensiero va alle vittime, al lutto straziante dei familiari, ai tanti sfollati, alle molteplici ferite inferte alle comunità”. “La ricostruzione – avverte il presidente della Repubblica – resta una grande sfida nazionale. È affidata alla responsabilità delle istituzioni, a tutti i livelli, che devono assicurare sostegno ai progetti, certezza e continuità nelle risorse, trasparenza nella gestione. Ma la ricostruzione avrà pieno successo se renderà protagoniste le comunità locali, se rigenererà le reti sociali e i luoghi dove si trovano le radici della vita civile. I giovani de L’Aquila e dei comuni colpiti dal terremoto del 2009 hanno diritto alla rinascita delle loro città, dei paesi, delle comunità. Pensare al domani, e non soltanto all’oggi, è il nostro impegno davanti alle nuove generazioni”.
“Prego per tutte le vittime di quella tragedia e per le loro famiglie. Vi assicuro che accompagno, con viva partecipazione, il faticoso cammino che vi impegna a ricostruire – bene, rapidamente e in maniera condivisa – gli edifici pubblici e privati, come anche le chiese e le strutture aggregative”. Così il Papa in una lettera agli Aquilani nel decimo anniversario del terremoto che ha colpito l’Abruzzo.”Il Signore Risorto doni a tutti e a ciascuno – scrive ancora il Papa nella lettera ai cittadini dell’Aquila – la luce e la forza per rendere sempre più coesa e creativa la vostra comunità ecclesiale e sociale, facendovi, così, coraggiosi testimoni di operosa legalità, di fattiva sinergia e di fraterna solidarietà”.