ROMA – Per l’abbattimento dei costi della politica si comincia con le soluzioni “fai da te”: il presidente della Camera e quello del Senato sono pronti a tagliarsi lo stipendio del 30%. L’offensiva “bipartisan” lanciata da Laura Boldrini e Pietro Grasso, freschi di nomina, è stata delineata ieri in occasione della prima conferenza dei capigruppo. E mentre M5s con il deputato Roberto Fico chiede a Boldrini «di fare chiarezza sulle liste di assunzione dei dipendenti dei gruppi della Camera create con la delibera di dicembre», lei aggiunge, a margine dell’incontro avuto oggi con Giorgio Napolitano, che i soldi sottratti dallo stipendio «andranno a un uso sociale».
«Spero – osserva – che chi ha incarichi istituzionali faccia lo stesso e mi pare di capire che ci sia una buona disposizione da parte dei partiti». Il tutto perché, sottolinea la presidente della Camera, questa volta su twitter, «né io né Grasso apparteniamo alla casta: siamo persone normali, come il 99% degli italiani».
I due presidenti hanno annunciato che, oltre a quella sui rispettivi emolumenti, un’analoga sforbiciata sarà proposta «per i titolari delle altre cariche interne in tema di indennità di ufficio e di altre attribuzioni attualmente previste, alcune delle quali potrebbero essere del tutto soppresse, quali ad esempio i fondi per spese di rappresentanza». In particolare, il duo Boldrini-Grasso propone una riduzione dei costi del Parlamento almeno «per un importo complessivo del 30%». L’obiettivo è quello di ottenere un risparmio graduale fino al 50 per cento. Si tratta ora di capire quali voci è possibile colpire per ottenere questo risultato.
In realtà gli interventi proposti ieri dal presidente della Camera e da quello del Senato si inseriscono in un procedimento di alleggerimento dei costi della politica che già da tempo, sulla spinta degli scandali (e della conseguente “mobilitazione” dell’opinione pubblica) ha preso il via, anche se – le ultime dichiarazioni di Boldrini-Grasso lo dimostrano – su questo fronte c’è ancora da fare. Per quanto riguarda Montecitorio, ad esempio, già a inizio 2012 l’ufficio di presidenza aveva intrapreso la strada di un contenimento dei costi, prevedendo una sforbiciata di 1.300 euro lordi per le indennità (più un ulteriore taglio del 10% per chi è titolare di una carica istituzionale: presidente della Camera, vicepresidenti, deputati questori, segretario di presidenza, presidenti e membri degli uffici di presidenza degli organi parlamentari).
Anche i senatori sono stati oggetto di interventi per ridurre la spesa: dal 1 gennaio 2011, solo per ricordare l’operazione più recente, i rimborsi spesa forfettari sono stati ridotti di 1.000 euro al mese (500 euro decurtati dalla diaria di soggiorno e 500 dal contributo per il supporto dell’attività dei senatori).