L’AQUILA – I rifiuti romani in Abruzzo? Per il momento no ci sarebbe alcuna richiesta ufficiale. Per ora l’immondizia capitolina resterà a Roma, in attesa di un possibile ma non scontato accordo con l’Abruzzo, che al momento è soltanto un’ipotesi. A chiarire la questione, in queste ore oggetto di discussioni anche politiche, è il sottosegretario regionale con delega ai rifiuti, Mario Mazzocca, che fa luce sulla possibilità di trattare 100 mila tonnellate annue di indifferenziato che da Roma potrebbero finire negli impianti di Aielli, Chieti e Sulmona, per essere trattati al costo di 130 euro a tonnellata.
“Da Roma non abbiamo ricevuto nessuna richiesta ufficiale per avviare il trattamento dei rifiuti nei nostri impianti”, ha dichiarato Mario Mazzocca. “Prima di Natale la Regione Lazio ci aveva chiesto di verificare un’eventuale disponibilità, ma la sindaca Raggi non ci ha mai contattati, per cui quelle di cui si parla in queste ore sono solo ipotesi. Qualora dovesse concretizzarsi, le 100 mila tonnellate annue di rifiuti dovrebbero essere ripartite, che significa trattate e non smaltite, tra l’impianto Aciam di Aielli (40 mila tonnellate), il Cogesa di Sulmona (30 mila tonnellate) e la Deco spa di Chieti (30 mila tonnellate)”.
Sulla vicenda interviene anche il M5S Abruzzo in difesa, ovviamente, del Sindaco di Roma Virginia Raggi, e lo fa con una nota sottoscritta dai consiglieri regionali Sara Marcozzi, Riccardo Mercante, Domenico Pettinari, Gianluca Ranieri e Pietro Smargiassi: “L’accordo per lo spostamento dei rifiuti da Roma in Abruzzo dipende da un Accordo tra Regione Lazio e Regione Abruzzo, entrambe a guida PD. E a rendere questa regione un ricettacolo di rifiuti da tutta Italia, sono stati gli ultimi due Governi regionali, rispettivamente di centro destra e di centro sinistra. Grazie a questa gestione fallimentare, infatti, l’Abruzzo ha una capacità di trattamento di gran lunga superiore al suo fabbisogno: è in grado di trattare almeno il doppio dei rifiuti indifferenziati che produce all’interno del territorio regionale”.
“Questa capacità – proseguono i pentastellati – è stata confermata dal Piano di Gestione dei rifiuti, approvato dalla Regione Abruzzo di D’Alfonso nello scorso mese di dicembre con il voto contrario del M5S. Un piano regionale che abbiamo definito da subito inefficace ed inefficiente e che proprio i consiglieri, che oggi sparlano sui media, hanno votato con tanto entusiasmo, pur sapendo che in questo modo avremmo reso l’Abruzzo meta di tanti rifiuti da altre parti d’Italia. E’ il Governo di Luciano D’Alfonso che ha deciso di spalancare le porte ai rifiuti Italiani, Regione Lazio ci manderà i suoi e tra i suoi ci saranno anche quelli di Roma perché, forse non è chiaro a tutti, Roma non è uno stato a sé ma una città della regione Lazio. Provare a dare la colpa al M5S del fallimento di cui si è macchiato il Governo regionale è ridicolo! E’ il tipico esempio di Fake News del PD. Questo è l’ennesimo fallimento delle regioni a guida PD. A Roma e nel Lazio mancano gli impianti e in Abruzzo ce ne sono troppi e mal programmati: almeno il doppio di quelli che servono per l’indifferenziata e pochissimi per il compostaggio. Quindi? Invece di spararle grosse dai profili social e sulla stampa si pensasse a riprogrammare la gestione dei Rifiuti in Abruzzo, abbiamo sempre dimostrato la nostra contrarietà al trasporto dei rifiuti, sia verso l’Abruzzo, sia dall’Abruzzo in altre regioni d’Italia. E chi fa finta di ricordarlo o è incapace o in malafede. Il nostro lavoro in questi anni sul tema rifiuti è noto a tutti e ben visibile. Giornalisti navigati e politici incalliti, dovrebbero conoscerlo bene. Atti, risoluzioni, interpellanze, proposte di legge e un consiglio regionale straordinario sono solo alcuni degli atti che il M5S ha intrapreso in questa legislatura per scongiurare che l’Abruzzo diventasse il ricettacolo dei rifiuti di tutta Italia. Atti supportati da documenti e studi di settore. La maggioranza PD in regione Abruzzo ha approvato un Piano Regionale fallimentare” incalzano i 5 stelle “Il M5S ha fortemente criticato questa scelta in Consiglio regionale, nell’indifferenza della finta opposizione di centro destra. Il PRGR ha atteso 10 anni, prima di essere aggiornato”.