ROMA – Prima l’accordo sfiorato tra M5s e Pd, poi la bagarre in aula e infine la “rissa a sinistra”, con scazzottata tra deputati di Sel e di Pd. È quello che ha riservato la seduta notturna della Camera dedicata alle riforme, la seconda della seduta fiume decisa mercoledì sera dalla maggioranza.
Quando sono ripresi i lavori inaspettatamente Riccardo Fraccaro ha lanciato la mediazione che avrebbe permesso di superare l’ostruzionismo di M5s: accantonare l’articolo 15 del ddl, riguardante il referendum, e votarlo a marzo, assieme al voto finale sul testo. La proposta ha ricevuto un sostanziale «niet» dal capogruppo del Pd Roberto Speranza, il quale ha ricordato sia la contrarietà del Pd all’emendamento di M5s di un referendum senza quorum, sia la contrarietà ad un «ricatto» al Parlamento. Benché sul merito del referendum senza quorum nessun gruppo sia d’accordo, comprese le opposizioni, queste hanno invitato il Pd ad accettare l’idea dell’accantonamento.
La seduta si stava svolgendo ordinariamente alla presenza di una schiera di commessi presenti in aula, visti i boatos di una occupazioni da parte di M5s. Questi hanno invece inscenato improvvisamente una bagarre, gridando ritmicamente in aula «onestà, onestà», e battendo i faldoni degli emendamenti sui banchi, impedendo così il prosieguo del dibattito e dei voti. Il vicepresidente Roberto Giachetti ha espulso uno dopo l’altro ben cinque deputati Pentastellati. Giachetti ha perso la pazienza definendo «inaccettabile» il comportamento di M5s: «neanche ai tempi del fascismo si impediva di parlare». Tre parlamentari pentastellati, tra i quali Di Battista e Ruocco, sono stati espulsi.
In questo clima, come una scintilla, è scoppiata una rissa ma in un settore inaspettato, cioè tra i banchi di Sel e Pd, con deputati in piedi sui banchi e urla indicibili («pezzo di m…»). Dopo l’inevitabile sospensione dell’aula, alla ripresa il relatore Emanuele Fiano ha accolto la mediazione di M5s, dicendosi d’accordo sull’accantonamento dell’articolo 15, Ma era troppo tardi, e Fraccaro ha replicato definendo «una presa in giro» l’apertura di Fiano.
A notte inoltrata, all’1,30 è arrivato anche Matteo Renzi per dare sostegno ai suoi riforme di fronte all’ostruzionismo e all’atteggiamento aggressivo di parte dell’opposizione. Ma all’interno del Pd stesso l’atmosfera non è delle migliori, la minoranza ha chiesto per oggi un’assemblea del gruppo per esprimere il «malumore» per il «pantano» in cui è finita la riforma.