ROMA -Si complica il percorso della riforma del Senato. Stamani il governo è stato battuto a Palazzo Madama su un emendamento della Lega. L’Aula con 154 voti a favore, 147 contrari e 2 astenuti ha approvato a scrutinio segreto la norma che assegna al Senato competenze «su materie eticamente sensibili», sul quale governo e maggioranza avevano espresso parere negativo.
L’emendamento, a firma del senatore della Lega Stefano Candiani, assegna al nuovo Senato la possibilità di legiferare su alcune materie «eticamente sensibili» come bio-testamento, matrimonio e diritti civili. Prima del voto in Aula c’è stato un acceso dibattito sull’opportunità del voto segreto sull’emendamento. In particolare, il senatore del Pd Luigi Zanda ha duramente attaccato il presidente del Senato Pietro Grasso che ha difeso la sua scelta appellandosi al rispetto del regolamento.
In direzione Pd Renzi ha provato a rasserenare gli animi, nonostante sul voto si stagli l’ ombra dei “franchi tiratori” che affossarono l’elezione di Romano Prodi a presidente della Repubblica lo scorso aprile. «Non si parli di remake dei 101», ha detto il premier. «Non credo che la vicenda sia tutta interna al Pd, noi comunque andremo alla Camera e ragioneremo se quell’articolo ha un senso rispetto all’impianto. Io credo di no, ma vedremo».
E sempre davanti ai democratici Renzi torna sul tema della legge elettorale. I punti sono «alzare un po’ la soglia per il premio di maggioranza» e «l’introduzione delle preferenze», un’apertura palese su cui il segretario del Pd chiede «mandato» alla sua direzione. Precisando, soprattutto, di «rivendicare l’accordo con Forza Italia», vista anche la posizione dei cinque stelle che «cambiano posizione ogni giorno, sono fatti così».
Ma nella giornata di oggi il percorso per il governo sembra farsi ancora più tortuoso: l’esecutivo va sotto per la seconda volta in un giorno, con l’approvazione di un emendamento di Nitto Palma di Forza Italia sul decreto carceri votato in commissione Giustizia al Senato, che elimina una norma inserita nel decreto dalla Camera che prevede che i magistrati di prima nomina (di un determinato concorso) possano essere assegnati al Tribunale di sorveglianza. La modifica è passata infatti, a voto palese, anche con il sì di alcuni esponenti della maggioranza, e cioè Gianluca Susta (Sc) e Tito Di Maggio (Pi), e grazie all’astensione di Enrico Buemi (Psi), gli ultimi due anche “dissidenti” sulle riforme.
Oggi il presidente Grasso è finito nel fuoco incrociato dei senatori- 69 di loro hanno avanzato richiesta per il voto segreto – e del partito democratico, che lo ha criticato appunto per avere concesso questa possibilità in Aula. Il più duro è il capogruppo del Pd Luigi Zanda che ha contestato l’uso delle norme «per dare scorciatoie politiche e per la tutela del franco tiratore politico e non morale».
Ma Grasso è finito anche nel mirino dei grillini. Sostiene Di Maio: «Temo, da vicepresidente della Camera, i precedenti che in 24 ore lei ha creato con le sue scelte sbagliate. Questi precedenti ho il timore che possano entrare nell’interpretazione del Regolamento Camera. I danni da Lei provocati saranno utilizzati per strozzare il dibattito parlamentare».