ROMA – I lavori in Aula al Senato sono stati sospesi mentre era in corso la votazione degli emendamenti sul ddl costituzionale sulle riforme e convocata d’urgenza la capigruppo. Il presidente Piero Grasso ha accolto la richiesta di sospensione presentata in Aula dal presidente dei deputati del Pd Luigi Zanda.Lo ha annunciato la presidente di turno Valeria Fedeli rispondendo proprio alla richiesta di Zanda. «Il presidente Grasso chiede di sospendere i lavori e convoca immediatamente la capigruppo», ha detto la senatrice democratica.
Zanda nel suo intervento era stato molto critico sulla lentezza delle votazioni sugli emendamenti: «Debbo constatare anche questa mattina l’andamento dei lavori dell’Aula – ha detto – In un’ora e mezza sono stati votati cinque emendamenti. Ieri abbiamo fatto appello perché venissero ridotti gli emendamenti. Molti di questi possono essere riassunti e trattati senza dilungarci in successive discussioni».
Durante la sospensioni è arrivata l’ipotesi della “ghigliottina” , ufficializzata poco dopo. «O vengono ridotti drasticamente gli emendamenti entro il nove agosto o viene utilizzato l’articolo 55 del regolamento che regola i tempi di discussioni. In ogni caso la maggioranza è determinato a ottenere il voto sul ddl prima della pausa estiva», ha detto il senatore Ncd Maurizio Sacconi a margine della capigruppo.
La riunione dei capigruppo del Senato è stato aggiornata alle 14 e 30 per permettere a Lega, Sel e M5S di valutare l’offerta del ministro Maria Elena Boschi. Ovvero, un ritiro «sostanzioso» degli emendamenti presentati per concentrarsi solo su alcuni punti e trovare quindi un’intesa. Come il numero delle firme per i referendum, come chiesto ieri da Nichi Vendola. Punti che, però, non stravolgano l’impianto della riforma. Per dire, a quanto si apprende, durante la riunione dei capigruppo è stato più volte tirato fuori il tema del Senato elettivo. Boschi è stata tranchant: non se ne parla. E non sono piaciute al fronte renziano, le parole di Corradino Mineo: se il governo dice sì al Senato elettivo si sblocca l’impasse, ha detto. Lega, Sel e 5 Stelle sono riuniti per decidere che fare. «Se alle 14 e 30 prevarrà nell’opposizIone la linea dura allora il Pd chiederà il contingentamento dei tempi».
In tutto questo è fortemente a rischio il dl Competitività, in scadenza, il cui approdo in aula è previsto per domani. «È ancora in commissione e ci sono ancora un marea di emendamenti -dicono dal Pd-. Dovremmo portarlo in aula domani ma se ci fossero tentativi dilatori, da parte dei 5 Stelle in particolare, il governo potrebbe decidere di soprassedere». Far decadere il decreto, insomma
Intanto era già stato respinto il primo emendamento messo in votazione, i senatori delle opposizioni – M5S in primis – hanno continuato a fare ostruzionismo utilizzando ogni appiglio offerto dal regolamento. Oltre alle dichiarazioni di voto su ogni emendamento (10 minuti a testa), molti 5 stelle sono intervenuti in dissenso o per chiedere chiarimenti sulla richiesta della votazione elettronica o su altro.
Se l’ostruzionismo di M5s, Sel e frondisti di maggioranza dovesse continuare, il primo via libera al testo delle riforme potrebbe arrivare a settembre e l’approvazione definitiva della a metà 2015. Ieri ci sono volute più di due ore per votare tre emendamenti. Il Pd è infuriato con il presidente Grasso sul voto segreto. Il Capo dello Stato, Napolitano, lo ha ricevuto al Quirinale e ha espresso preoccupazione per l’eventuale paralisi parlamentare. Matteo Renzi sembra non scomporsi e ieri ha ribadito di non avere intenzione di mollare nonostante il suo programma venga stravolto dalle oltre 900 richieste di voto segreto.