ROMA – La maggioranza ottiene il contingentamento dei tempi sulle riforme in Senato, dopo la preoccupazione espressa mercoledì sera dal Presidente Napolitano al presidente del Senato Grasso. Le riforme saranno dunque votate entro l’8 agosto e le opposizioni insorgono e decidono una azione eclatante salendo insieme al Quirinale per protestare con il Capo dello Stato.
Matteo Renzi, intervistato da Alan Friedman, non si fa intimidire: «Noi siamo contro la dittatura della maggioranza ma siamo anche contro la dittatura della minoranza. Io vado avanti, non mollo, le riforme le facciamo». Nemmeno di fronte al voto segreto: «Sarebbe più giusto avere un atteggiamento di serietà e votare alla luce del sole, era la posizione di tutti poi c’è chi ha cambiato idea…ma il voto segreto non mi preoccupa, la maggioranza terrà ma anche se va sotto si va alla Camera e si corregge».
Poi il premier ironizza sul titolo del programma di La 7: «Il gattopardo sta male, molti sono morti e quelli rimasti hanno una paura che non le dico». Il capo del governo chiude all’ipotesi voto anticipato. «Lo hanno detto Orfini, Giachetti e altri. Per me una cosa è dirlo e una cosa è farlo capire: noi ci arriviamo ma capisco che molti dei miei non ne possono più ma io dico: calma che ci arriviamo» a raggiungere i nostri obiettivi. Poi, con un tweet commenta la polemica sul tetto degli stipendi dei dipendenti delle Camere: «Non mi stupiscono i privilegiati che contestano la norma sul tetto di 240 mila di euro, mi stupiscono le opposizioni che si schierano con loro. Ma dove vivono».