FARINDOLA – E’ proprio il caso di dire: oltre al danno anche la beffa. Si perché il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il custode del sito Enrico Colangeli lanciano l’allarme sulla pericolosità delle macerie dell’hotel Rigopiano travolto da una valanga lo scorso 18 gennaio in cui morirono 29 persone.
Lacchetta e Colangeli, in una nota inviata anche ai reparti competenti di Protezione civile nazionale e regionale, al Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, alla Procura di Pescara e all’Aca, l’azienda comprensoriale acquedottistica di Pescara, gestore idrico della zona, affermano che ” le rovine dell’hotel Rigopiano e i materiali sepolti nell’area rappresentano una pericolosa fonte di contaminazione del suolo, del sottosuolo e delle falde acquifere, con rischio di contaminazione in particolare delle acque e dell’intera rete di distribuzione alimentata dalla sorgente Vitello d’Orodalla. L’area rischia di trasformarsi nel luogo di un ulteriore e differente disastro, stavolta ambientale”.
“Da una segnalazione effettuata dall’Aca alla Asl è scaturita la pronta attivazione dell’ente, che, alla data del giorno 8 maggio, in riunione appositamente indetta, comunicava l’inesistenza di contaminazioni già in essere: ciò posto e stante, in ogni caso, il persistente rischio di contaminazione insistente sul sito sequestrato, il sindaco, quale autorità di Protezione Civile competente sul territorio, e il Geometra Colangeli, quale custode nominato dell’area sequestrata, segnalano alle competenti autorità il rischio medesimo, affinchè il sito possa essere bonificato nei tempi più celeri consentiti dalle necessità probatorie sottostanti al sequestro. L’incontro dell’8 maggio scorso si è svolto negli uffici del Servizio igiene degli alimenti e della nutrizione (Sian) della Asl di Pescara. In quella sede l’Aca, come riferisce il Sian, ha fornito una mappatura della rete di distribuzione con i relativi Comuni interessati in modo da programmare monitoraggi mirati dell’acqua destinata a consumo umano”.