FARINDOLA – Sono ormai passati 5 anni dalla tragedia di Rigopiano. Si lavorò per giorni per cercare di salvare la vita a quante più persone possibili. Tanti i drammatici ricordi e le strazianti testimonianze. Cinque anni fa la terra tremava e una valanga seppelliva 29 persone lasciando nel dolore sopravvissuti e familiari.
Erano le 16,49 del 18 gennaio del 2017 quando una terribile valanga si è abbattuta sul resort. Solo 11 i sopravvissuti. Nell’albergo c’erano 40 persone. I parenti delle vittime chiedono e pretendono giustizia. Il 28 gennaio si torna in aula presso il Tribunale di Pescara, per una nuova udienza del processo a carico di 30 imputati per il disastro, accusati a vario titolo di omicidio e lesioni colpose plurime, disastro colposo, abuso edilizio e falso ideologico. In molti hanno scelto il rito abbreviato.
La vicenda tenne con il fiato sospeso tutta Italia con la ricerca dei dispersi. Furono tra i primi ad arrivare sul luogo della tragedia, in quella terribile notte di cinque anni fa, i membri del Soccorso Alpino e Speleologico abruzzese che oggi pomeriggio parteciperanno alla commemorazione in ricordo delle vittime.
“È stata un’esperienza terribile, che – dice il presidente Daniele Perilli – ha segnato tutti noi soccorritori. Ritrovare però alcuni ospiti dell’hotel ancora vivi è stato emozionante per chi come noi ha partecipato alle ricerche fin dalle prime ore, anche se siamo e saremo sempre vicini alle famiglie delle 29 persone rimaste uccise dalla valanga. A questi 29 angeli se ne aggiungono altri 4, vittime della furia del Velino, di cui il 25 gennaio ricorre il primo triste anniversario”.
E poi ci sono i sopravvissuti costretti a fare i conti con dolore e traumi. Tra questi Giampaolo Matrone che sotto quella valanga ha perso l’adorata moglie Valentina. “Io e mia figlia abbiamo trascorso quattro giorni, dal 2 al 5 gennaio, a Ovindoli, in Abruzzo, ci siamo divertiti, abbiamo sorriso”.
Così il 38enne di Monterotondo, Giampaolo Matrone, uno dei superstiti di Rigopiano, che attribuisce alla moglie Valentina – morta nella tragedia – il merito di avere superato il “terrore” della neve. “Gaia, che aveva 5 anni all’epoca della tragedia – spiega – voleva trascorrere qualche giorno sulla neve, ma non ne avevo il coraggio: la neve ci ha tolto tutto. Poi però ho pensato che non era giusto privare di quest’opportunità mia figlia per colpa mia e mi sono fatto forza. Anzi, è stata Valentina a darmela, la forza: la sera prima di partire l’ho sognata, è stato un sogno bello: mi ha aperto la strada”.
Il terremoto non ha avuto, con grandissima probabilità, alcuna incidenza sulla tragedia dell’Hotel: questi fenomeni producono sovraccarichi sul manto nevoso preesistente equivalenti solo a pochi centimetri di neve fresca. La valanga che ha travolto il resort è stata dovuta essenzialmente alla fitta nevicata, tre metri, caduta nelle 72 ore precedenti. A stabilirlo è uno studio realizzato dal professore Nicola Pugno, dell’Università degli Studi di Trento, esperto della meccanica della frattura, che sarà pubblicato nelle prossime ore sulla rivista Matter, della casa editrice Cell Press.
“’Una ferita per tutta l’Italia’, l’ha definita il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Le cicatrici saranno un monito e, al contempo, le immagini dei soccorritori che in quelle ore frenetiche si affannavano sul luogo del disastro ci ricordano quanto il nostro Paese possa essere solidale e coeso nei momenti di maggiore difficoltà e di emergenza. Evocare quei giorni lascia ancora attoniti, ci fa sentire quanto l’uomo possa essere fragile e vulnerabile nonostante la mole di conoscenze e tecnologia a disposizione. Da qui bisogna ripartire affinché l’impegno sulla prevenzione del rischio sia predominante nell’agenda delle Istituzioni. Lo dobbiamo a chi non c’è più, a chi è rimasto, a ognuno di noi”.