FARINDOLA – Oggi è il quinto giorno di soccorsi e di speranza per le tantissime persone impegnate a scavare sotto le macerie e i detriti dell’Hotel Rigopiano di Farindola. La macchina dei soccorsi lavora, anche di notte, senza soste cercando di recuperare in vita altre persona. Finora sono undici i sopravvissuti, sei i morti accertati e 23 i dispersi. I soccorritori sperano di trovare in vita qualcuno in una “sacca d’aria” tra neve, detriti e strutture dell’albergo.
Domani pomeriggio a Farindola si svolgeranno i funerali di Alessandro Giancaterino, fratello dell’ex sindaco Massimiliano, il cameriere 43enne travolto e ucciso dalla valanga di mercoledì scorso. La camera ardente allestita nella sala consiliare è stata finora meta di gente che si è recata a testimoniare il proprio dolore per la tragedia.
Intanto compie oggi 33 anni Alessandro Riccetti di Terni, disperso dopo la slavina che ha distrutto l’hotel dove lavorava come receptionist. Di lui, che al momento non è né nella lista delle persone salvate né in quella delle vittime identificate, non si hanno più notizie da mercoledì, quando ha avuto gli ultimi contatti con la madre. «La preghiera è l’unica cosa da fare. Vi abbraccio» ha scritto oggi su Facebook Antonella Maria, la madre. La famiglia di Riccetti sta seguendo i soccorsi in Abruzzo e quella che doveva essere una giornata di festa per il compleanno è invece di attesa e di angoscia. La mamma e il fratello del receptionist laureato in Lingue sono in attesa di notizie da Pescara, dove vengono seguiti passo passo dalla prefettura e da una psicologa. «Tutto questo è inumano…..» è invece il pensiero di una zia del giovane. Alla preghiera continua a chiedere di affidarsi anche Isabella, un’amica del trentatreenne alla quale aveva inviato un selfie scattato al Rigopiano poco prima che la struttura venisse travolta. La ragazza dal Brasile sta seguendo con apprensione la vicenda.
Intanto è stato chiarito che alle sette del mattino del 18 gennaio la Provincia di Pescara sapeva che Rigopiano era isolata: l’allarme era arrivato dagli operatori che erano in strada a pulire dalle 3 della notte. A creare “l’equivoco” potrebbe essere stata la telefonata fatta dalla Prefettura al direttore dell’hotel per chiedere che cosa stesse succedendo. Il direttore, alla funzionaria della Prefettura avrebbe confermato di non avere notizie di valanghe, anche se non aveva sentito da ore l’albergo.
Da alcuni documenti, poi, emerge come l’hotel Rigopiano sia stato costruito sopra colate e accumuli di detriti preesistenti, compresi quelli da valanghe. Lo testimonia la mappa Geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzo sin dal 1991, ripresa e confermata nel 2007 dalla mappa del Piano di Assetto Idrogeologico della Giunta Regionale. In pratica il resort è sorto su resti di passati eventi di distacco provenienti dal canalone sovrastante la montagna. I documenti sono stati evidenziati dal Forum H2O Abruzzo. La mappa evidenzia nel sito “conoidi di deiezione”, ossia «un’area rialzata formata proprio dai detriti che arrivano dal canalone a monte dell’albergo. Insomma, come stare proprio lungo la canna di un fucile che poi è stato caricato ed ha sparato».
L’esistenza di una mappa conoscitiva però, spiega Augusto De Sanctis del Forum, non si è tradotta «per omissione della Regione in una mappa del rischio valanghe che era prevista dalla legge 47/92, cioè 25 anni fa. La legge prevede per le aree a rischio accertate o potenziali o l’inedificabilità o per strutture esistenti il divieto di uso invernale. Non è stato fatto un Piano Valanghe, ma comunque – continua l’esponente del Forum – nel percorso di ristrutturazione dell’hotel si doveva evidenziare il contesto di rischio e agire di conseguenza».