FARINDOLA – Proseguono gli interrogatori per capire meglio come sia andata davvero la vicenda Rigopiano e soprattutto capire perché sia successa una terribile tragedia come quella avvenuta a Farindola. Il tecnico, reperibile secondo il Piano di reperibilità provinciale, Tino Chiappino, indagato per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose questa mattina, è comparso davanti al tribunale di Pescara e si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Chiappino, assistito dall’avvocato Paolo Cacciagrano, è rimasto in silenzio davanti al procuratore Massimiliano Serpi e al pm Andrea Papalia, titolari dell’inchiesta. Il tecnico provinciale è indagato insieme al presidente della Provincia Antonio Di Marco, al dirigente del settore Viabilità e referente di Protezione civile della Provincia Paolo D’Incecco, al responsabile del settore Viabilità Mauro Di Blasio e al comandante della Polizia provinciale di Pescara Giulio Honorati in riferimento alle fasi dell’emergenza che hanno preceduto il ritrovamento dei corpi delle vittime.
Secondo la Procura non furono adottate le necessarie misure affinché, nell’ambito delle procedure del piano di reperibilità, si attivasse la fase di attenzione e, a seguire, di preallarme e infine di allarme. Ai cinque indagati viene anche contestata la mancata attivazione della sala operativa di Protezione civile e la doverosa ricognizione dei mezzi spazzaneve con la chiusura al traffico del tratto di strada della Provinciale 8 che da Farindola risale fino a località Rigopiano. Nelle prossime ore, sempre oggi, sono previsti gli interrogatori di Di Blasio, Honorati e D’Incecco. Il presidente Di Marco, invece, ha chiesto il differimento di una settimana per approfondire le carte.