FARINDOLA – I soccorsi non hanno mai smesso di scavare, nemmeno di notte alla luce delle cellule fotoelettriche, ma finora nessun segno di vita. Ieri si è scavato nell’ammasso di neve e detriti che era l’hotel Rigopiano di Farindola, per trovare eventuali superstiti in una corsa contro il tempo. C’è stata una tregua nelle nevicate ma le temperature salite al di sopra degli 0 gradi centigradi hanno provocato un appesantimento della neve rendendo più difficoltose le operazioni. Al momento solo tre corpi sono stati estratti. E resta incerto, ovvero non ufficializzato, il numero di dispersi tra dipendenti e clienti, numero che però sarebbe purtroppo tra i 25 e i 30, forse 34 secondo il sottosegretario regionale con delega alla Protezione civile, Mario Mazzocca.
Le ricerche dei dispersi proseguono senza sosta, anche se con il passare delle ore le speranze di trovare qualcuno vivo diminuiscono. “In teoria anche in queste condizioni meteo molto difficili, se si sono create delle ‘sacche’ di aria dove ripararsi nell’albergo spazzato via, potrebbero sopravvivere 2 forse 3 giorni, ma è difficile – ha detto Walter Milan del Soccorso alpino nazionale – Oggi inizieremo a usare anche mezzi meccanici per scavare, supportati dai vigili del fuoco, ma sempre con attenzione alle persone sepolte là sotto”. La difficoltà nel fare previsioni è data dal caso eccezionale di una valanga con una così grande quantità di detriti.
La difficoltà nel fare previsioni è data dal caso eccezionale di una valanga con una così grande quantità di detriti, essendosi combinata con un terremoto. Per i soccorritori c’è il rischio di nuove valanghe. “Tra poco un elicottero si alzerà in volo per monitorare la zona – ancora Milan -, la strada è pericolosa e potrebbero staccarsi anche micro-slavine”. Il soccorso alpino oggi è al lavoro con 50 uomini e le unità cinofile, ha riferito Milan.
E’ stata una valanga devastante, che ha pressoché sepolto gran parte della struttura, facendosi anche strada all’interno dei vari ambienti che la costituivano e poi spazzato via quello che trovava sulla sua strada, così come aveva già fatto con un fronte ampio di alberi che era a monte dell’albergo. Anzi, quell’ammasso di tronchi è stato il di più che ha portato distruzione perché l’onda d’urto è stata ancor più forte. Un evento-killer innescato probabilmente dalle 4 scosse sismiche di magnitudo tra 5,1 e 5,4 della giornata di mercoledì con epicentro l’area dell’Aquilano ma fortemente avvertite in questo versante della regione abruzzese dove il rischio valanghe era già classificato 4 (su una scala di 5) a causa dei grandi apporti di neve per diversi giorni di seguito.
Una valanga che ha inoltre provocato una sorta di ‘traslazione’ dell’edificio, vale a dire lo ha spostato di una decina di metri in avanti e non è escluso che alcuni dei dispersi siano stati travolti e trascinati fuori dal perimetro dell’edificio. Non a caso le ricerche dei vigili del fuoco con le squadre specializzate in questo tipo di attività ed anche quelle condotte dai componenti del Soccorso alpino e speleologico riguardano anche la zona estera all’hotel, cioè il fronte in pendenza della valanga nevosa.
“Uso un’espressione un po’ impropria: al Rigopiano vi è stata un’implosione verso l’interno – ha spiegato ieri il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio – L’intervento all’hotel Rigopiano è ai limiti del possibile – ha aggiunto evidenziando anche la precaria sicurezza in cui operano i soccorritori – Abbiamo parlato con tutti gli operatori sul territorio e l’idea è supportare chi sta lavorando sul posto. E’ uno scenario critico”.
È nel paese di Penne, in provincia di Pescara, che si consuma intanto l’angoscia dei familiari di ospiti e dipendenti dell’hotel Rigopiano. Atmosfera di tensione all’ospedale dove, in un’ala della struttura, aspettano aggiornamenti. Con loro ci sono i volontari dell’associazione onlus ‘Psicologi per i popoli’. Attraverso conoscenze, competenze e abilità della psicologia dell’emergenza, questi professionisti si attivano per portare assistenza a persone, famiglie, gruppi e comunità colpite da calamità, disastri, gravi incidenti, così come per la scomparsa improvvisa di familiari.
Intanto ci si interroga sulle cause che potrebbero aver determinato la valanga e sul ruolo che potrebbero aver esercitato le scosse sismiche degli ultimi giorni. Sulla vicenda il pm di Pescara Andrea Papalia ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Già nella giornata di ieri gli investigatori hanno ascoltato come testimone Giampiero Parete, uno dei superstiti della valanga. Molto probabilmente, non appena le operazioni di ricerca delle persone sarà completata, la struttura sarà posta sotto sequestro. Si cerca di capire tante cose, a cominciare, forse, dalla scelta di localizzare la struttura in quel punto che in tanti in queste ore hanno definito “completamente esposto”.
In queste ore i carabinieri forestali di Pescara sono in Provincia per acquisire tutte le carte relative ai piani di emergenza e soccorso dell’area Vestina, da Penne verso la montagna, predisposte e attuate dalla Provincia. Richieste, movimenti, organizzazione di spalaneve, turbine, richieste di soccorso e quanto riguarda la viabilità di quella zona.