PESCARA – Ci sono voluti ben ventitré anni. Dopo tutto questo tempo il pm del tribunale di Pescara, Valentina D’Agostino si è espresso chiedendo sedici anni di reclusione (con rito abbreviato) per Giulio Cesare Morrone, che nel 1990 avrebbe ucciso la moglie, Teresa Bottega, nel pescarese, al culmine di una delle tante liti che segnavano il loro rapporto. La richiesta e’ stata avanzata nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup Gianluca Sarandrea. La decisione è prevista nel pomeriggio.
La colpevolezza di Morrone, presente anche oggi all’udienza, e’ emersa solo nei mesi scorsi quando un testimone indiretto del fatto si e’ rivolto alla squadra mobile di Pescara e ha raccontato di aver saputo dell’omicidio da un prete, che a sua volta era stato informato direttamente dall’uxoricida.
Gli investigatori hanno riaperto il caso, che era stato archiviato come scomparsa volontaria, e nel corso di una confessione Morrone ha ammesso di essere l’assassino. Sarebbe stato lui stesso a disfarsi del corpo della moglie in provincia di Ferrara. Quando e’ scomparsa Teresa Bottega aveva 35 anni, il marito 34. Il corpo della donna non e’ stato mai trovato. In aula erano presenti anche le sorelle e il fratello della vittima.