ROMA – Virginia Raggi di nuovo nella bufera. Il suo braccio destro Raffaele Marra, capo del personale, è stato arrestato questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Roma su ordine della procura guidata da Giuseppe Pignatone. Secondo le indagini, Marra è accusato di aver intascato una tangente quando lavorava all’Enasarco. Un’inchiesta de L’Espresso aveva scoperto come Marra e sua moglie fossero riusciti a comprare a prezzi bassissimi case a privati e enti come la Fondazione Enasarco.
In manette anche il noto costruttore Sergio Scarpellini. Per entrambi gli uomini l’accusa è quella di corruzione. Marra, ex fedelissimo anche dell’ex primo cittadino Gianni Alemanno, avrebbe pagato una casa con i soldi di Scarpellini al quale avrebbe chiesto molti favori. Sono due gli assegni firmati da Sergio Scarpellini in favore di Raffaele Marra per un totale di 350 mila euro nel giugno del 2013. Gli assegni sarebbero stati versati dal costruttore romano per l’acquisto di una casa nel quartiere Prati Fiscali. Una tangente scucita per ingraziarsi Marra, allora al vertice del comune con la giunta guidata da Alemanno. Per un analogo episodio, avvenuto nel 2009, l’acquisto di un’altra casa da parte di Marra sempre con soldi di Scarpellini la procura non procederà in quanto si tratta di un caso coperto da prescrizione.
I carabinieri hanno effettuato, sempre questa mattina, delle perquisizioni in Campidoglio. Secondo quando si è appreso dai militari è stata perquisita la stanza di Marra. Sul posto anche il pm della Procura di Roma Barbara Zuin. Il gip Maria Paola Tomaselli nell’ordinanza di custodia cautelare di 17 pagine ha spiegato: «Vi è il concreto pericolo che Marra e Scarpellini, se lasciati in libertà, commettano altri gravi delitti» e i fatti contestati «denotano la loro spiccata pericolosità sociale certamente tale da rendere assai probabile la reiterazione di analoghi comportamenti delittuosi».
Il rapporto tra Scarpellini e Marra si evince anche da alcune intercettazioni telefoniche presenti nelle carte. A giugno di quest’anno, infatti, Marra chiede al suo amico Scarpellini di intervenire su Caltagirone per mettere fine ai continui attacchi del quotidiano Il Messaggero alla sua persona. Marra al telefono dice al telefono con la segretaria dell’amico: «Se Sergio può intervenire con Gaetano Caltagirone, per farmi dare una mano sui giornali. Io sto a disposizione. Diglielo che io sto a disposizione». Qui secondo gli inquirenti si evidenzia un rapporto tra i due che ad oggi è ancora saldissimo.
Marra peraltro in questi giorni è anche al centro della polemica per l’incarico che ha ricevuto dalla sindaca Raggi. La procura di Roma proprio l’altro ieri ha inviato la guardia di finanza per effettuare perquisizioni al Campidoglio.
Sono stati recuperati documenti relativi alla nomina di Salvatore Romeo, capo della segreteria politica della sindaca, e di Raffaele Marra. Il dubbio dei magistrati è che non siano state rispettate tutte le norme di legge e che le nomine nascondano delle «corsie preferenziali».
Ma ora un vero e proprio terremoto scuote la giunta Raggi per l’arresto per corruzione di Raffaele Marra da parte dei carabinieri agli ordini del generale Antonio De Vita. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha disposto l’arresto anche per uno dei re dei palazzinari di Roma: Sergio Scarpellini, famoso perché affitta, con contratti assai onerosi, alcuni palazzi alla Camera, al Tar, al Consiglio di Stato e a diverse authority.
Le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma, guidati dal colonnello Lorenzo D’Aloia, sono partite a giugno del 2016. Intercettazioni che inchioderebbero Marra e Scarpellini, tanto da giustificare la misura cautelare degli arresti in carcere. L’accusa è quella di corruzione per l’esercizio della funzione. E ora si apre una partita tutta politica. «Se va via Marra, mi dimetto anche io». Aveva detto la sindaca Raggi nei mesi scorsi quando l’accusavano di tenere Marra accanto a se. Che cosa farà dunque ora la sindaca?
In merito al rapporto con la sindaca Virginia Raggi, il gip Maria Paola Tomaselli nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere sostiene che sussiste «il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di condotte delittuose analoghe a quelle accertate», e ciò – scrive ancora il gip – «ancor più in considerazione del ruolo in concreto attualmente rivestito dal Marra all’interno del Comune di Roma, della indubbia fiducia di cui egli gode, da parte del. Sindaco, Virginia Raggi, quale emerge dall’esposto presentato da Carla Romana Raineri, dopo le dimissioni da Capo di Gabinetto del Comune dì Roma, nonché dalla obiettiva circostanza che il predetto, nonostante la campagna di stampa che pure si è registrata in suo sfavore, non è stato esautorato, ma è stato nominato direttore del Dipartimento Organizzazione e Risorse Umane del Comune».
Il carcere è stato necessario – scrive il giudice nelle 17 pagine di ordinanza – anche in considerazione del fatto che «Marra, in ragione dei suoi rapporti collaudati instaurati all’interno dell’Amministrazione comunale presso la quale egli svolge la pubblica funzione fin dal 2008, presenta una rete di contatti tramite i quali possa compromettere 1’attività di acquisizione che dovrà essere svolta, influenzando le dichiarazioni dei soggetti eventualmente escussi o ostacolando il rinvenimento della documentazione necessaria alla compiuta ricostruzione della vicenda». Anche Sergio Scarpellini, secondo il gip, «nella sua qualità di imprenditore, risulta godere di una rete di fidati collaboratori atta a consentirgli una profìcua attività di occultamento ed inquinamento delle prove».
L’indagine che ha portato all’arresto di Marra e Scarpellini prende l’avvio da un’altra inchiesta svolta nei confronti di un sodalizio criminale dedito alla «realizzazione di gravi delitti contro il patrimonio, capeggiato dal noto pregiudicato romano, Vitale Manlio, a seguito delle dichiarazioni rese dalla ex compagna di quest’ultimo, Esposito Carbone Caterina». Manlio Vitale, detto «er Gnappa», è ritenuto dagli investigatori uno degli esponenti di spicco della Banda della Magliana. «La donna, assunta a sommarie informazioni, perché chiarisse le accuse esplicitamente rivolte nei confronti del predetto in alcuni messaggi telefonici a lui inviati, riferiva tra 1’ altro , di avere più volte accompagnato il Vitale nei pressi del Senato – scrive il gip – ove egli si recava ogni giovedì per ricevere dalla persona incontrata, una consistente somma di denaro (“alcune migliaia di euro”). Gli accertamenti conseguentemente svolti facevano ipotizzare che la ragione di queste dazioni di denaro fosse da ricondurre ad una attività di natura estorsiva e pertanto, individuata la presunta vittima nell’immobiliarista romano, Sergio Scarpellini, si dava avvio ad operazioni di intercettazione telefonica sulle utenze in uso a quest’ultimo ed alla sua collaboratrice Ginevra Lavarello. Nell’ambito dell’attività captativa svolta emergeva la sussistenza di contatti tra lo Scarpellini e Marra».