ROMA – La Corte Suprema indiana ha accettato di rendere immediatamente esecutivo l’ordine del Tribunale arbitrale internazionale dell’Aja di far rientrare in Italia il fuciliere di Marina Salvatore Girone per tutta la durata del procedimento arbitrale. Lo ha deciso una «sezione feriale» della Corte di New Delhi riunitasi oggi.
«Confermiamo la nostra amicizia per l’India, il suo popolo, il suo Governo. E diamo il bentornato al marò Girone che sarà con noi il #2giugno», ha commentato via Twitter il premier Matteo Renzi. «Finalmente Girone potrà tornare a casa. L’ho sentito al telefono, siamo felici e soddisfatti», è il commento a caldo del ministro della difesa Roberta Pinotti.
La vicenda ha inizio quattro anni fa. Era il 15 febbraio 2012 quando al largo delle coste del Kerala vengono uccisi con colpi di arma da fuoco i pescatori indiani Valentine Jalstine e Ajesh Binki. La Marina italiana giustifica l’episodio parlando di un’azione di respingimento effettuata per fermare un attacco di pirati contro la petroliera Enrica Lexie, a bordo della quale stavano prestando servizio i fucilieri Latorre e Girone. Accusati di aver ucciso i pescatori, i marò si difendono dichiarando di essersi limitati a sparare dei colpi di avvertimento.
Quattro giorni dopo Latorre e Girone vengono arrestati dalle autorità indiane. Inizia il contezioso legale tra Italia e India. Il governo italiano denuncia l’arresto affermando che New Delhi non ha giurisdizione poiché l’episodio è avvenuto in acque internazionali. A giugno i due fucilieri vengono rilasciati su cauzione, ma sono costretti a rimanere in India. Intanto il governo italiano trova un accordo extragiudiziale per risarcire le famiglie dei pescatori uccisi. In occasione delle festività natalizie la Corte del Kerala concede a Latorre e Girone un permesso speciale. I fucilieri fanno ritorno in India il 4 gennaio 2013.
A marzo 2013 l’annuncio del ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi, titolare del dicastero sotto il governo di Mario Monti, innesca una crisi diplomatica tra Italia e India. Terzi dichiara che Latorre e Girone, al termine di un nuovo permesso di quattro settimane concesso loro dalle autorità indiane per le elezioni politiche del febbraio 2014, non torneranno in India. In segno di ritorsione il governo indiano ferma l’ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini. L’ambasciatore viene rilasciato tre giorni dopo, il 21 marzo, a seguito del rientro in India di Latorre e Girone. Il caso porta costringe alle dimissioni il ministro Terzi.
A settembre 2014 un’ischemia costringe Massimiliano Latorre al ricovero in un ospedale a New Delhi. A causa delle sue gravi condizioni di salute, la Corte Suprema indiana gli concede di potersi curare in Italia con la garanzia però del suo rientro in India al termine del periodo di permesso accordato. Operato al cuore per un difetto congenito, Massimiliano Latorre ottiene una proroga del permesso da parte della Corte Suprema indiana per continuare a curarsi in Italia. Il fuciliere otterrà una nuova proroga ad aprile fino al 15 luglio.
Nel giugno 2015 l’Italia decide di cambiare strategia di difesa attivando la procedura di arbitrato internazionale e rivolgendosi al Tribunale del mare di Amburgo. Oltre al prolungamento del permesso concesso a Latorre, il nostro governo chiede anche il rimpatrio di Salvatore Girone fino a quando non verrà conclusa la procedura arbitrale internazionale. Dopo oltre 40 mesi di tensioni diplomatiche tra i governi di Italia e India, la Corte Suprema indiana riconosce gli obblighi derivanti dalla Convenzione ONU sul diritto del mare (UNCLOS) e accetta che sia l’arbitrato internazionale a risolvere la controversia sulla giurisdizione per l’incidente del 15 febbraio 2012. Con una sentenza i giudici del Tribunale del mare avocano a sé la competenza sul caso. Viene pertanto ordinata la sospensione dei procedimenti interni ma respinta la richiesta dell’Italia di far rimpatriare anche Salvatore Girone. Quella data è arrivata: sarà il prossimo 2 giugno.