L’AQUILA – “E’ vero che la compartecipazione alle spese della riabilitazione è un obbligo imposto da direttive nazionali, ma un commissario alla sanità, che è anche il presidente di una Regione, la impone ai suoi cittadini solo quando la ritiene strettamente necessaria e solo dopo aver tutelato le fasce piu’ deboli, che potrebbero essere costrette a rinunciare alle cure”. Lo sottolinea il Consigliere regionale di Forza Italia, ed ex Commissario alla sanita’ regionale, Gianni Chiodi, che replica alle affermazioni del Consigliere PD Camillo D’Alessandro.
“Anche il taglio del budget di 6 milioni di euro per le strutture di riabilitazione per i contratti 2014 mi era stato imposto dal Programma Operativo e ratificato dal Tavolo di monitoraggio – continua Chiodi – ma mi sono rifiutato di attuarlo e prima della fine del mio mandato ho firmato il decreto n. 70 che ha confermato lo stesso budget dell’anno scorso. Anche l’uscita dalle strutture riabilitative dei pazienti con un diverso setting assistenziale mi era stato imposto, ma mi sono rifiutato anche in questo e li ho autorizzati a restare nelle strutture ex art. 26, assumendomene la responsabilita’, fino alla fine del processo di riconversione delle strutture riabilitative e quindi dell’adeguamento dell’offerta residenziale e semiresidenziale, quando tali pazienti avranno le strutture adeguate in cui potranno essere trasferiti”.
“Oggi la maggioranza al governo regionale – prosegue Chiodi – puo’ fare dei programmi grazie alle risorse finanziarie che si libereranno a partire dal 2015 e questo solo perche’ la mia Giunta ha tirato la ginghia e non ha fatto mutui, limitandosi solo a pagare tutti quelli che ha trovato al momento del suo insediamento. Per tale ragione, l’efficacia del ticket potra’ essere spostata al primo gennaio, quando ci saranno le risorse sufficienti da trasferire ai Comuni e il processo di riconversione sara’ ultimato. Il tutto senza dover aumentare oggi le tasse agli abruzzesi, solo per coprire la negligenza di un commissario che prima impone il ticket firmando i decreti, e poi richiamato all’ordine dalle proteste cerca di recuperare i torti fatti ai disabili e anziani facendoli pagare a cittadini e imprese”.
“Introdurre un ticket sulla riabilitazione, senza prevedere un fondo sociale per i Comuni, e quindi tagliare i contributi alle strutture che li assistono, verrebbe a creare un circolo vizioso in cui le strutture stesse non riusciranno a mantenere gli standard richiesti e molte saranno obbligate a licenziare i loro dipendenti. E’ ovvio che un paziente, non in grado di pagare, preferisca farsi ricoverare in ospedale, aumentando le degenze improprie che vanno invece scongiurate”.