L’AQUILA – Terrorizzavano gli aquilani con violenze ed estorsioni. E’ giunta la parola fine per le baby gang del centro storico. I carabinieri del comando provinciale e la squadra mobile dell’Aquila hanno eseguito 13 misure cautelari disposte dal giudice per le indagini preliminari del tribunale dei minori dell’Aquila su richiesta della Procura. 6 custodie in carcere e 7 collocamenti in comunità. Misure che arrivano dopo una complessa attività di indagine che ha riguardato oltre 30 indagati minorenni e neo maggiorenni accusati di gravi reati come atti persecutori, violenze, estorsioni, detenzione e cessione di stupefacenti, risse che hanno coinvolto il centro storico.
Episodi che hanno destato clamore e preoccupazione nella cittadinanza, come ha ricordato il procuratore del tribunale dei minorenni David Mancini che ha ringraziato carabinieri e polizia per la grande sinergia. L’intervento repressivo è stato necessario ma sarà importante Anche la riabilitazione dei minori coinvolti che sono accusati di aver promosso e condotto attività per creare forme di predominio su altri coetanei, controllo di porzioni di città, smercio di sostanze anche in prossimità di scuole e risse con altri gruppi.
La nazionalità degli indagati è varia, ragazzi italiani, di paesi balcanici e nordafricani. Alcuni ragazzi erano ospiti di comunità di accoglienza. In conferenza stampa il procuratore Mancini, il comandante provinciale dei Carabinieri Mirante, il questore De Simone, il comandante di compagnia Massaro, il capo della Mobile Di Laura. Il colonello Nicola Mirante, comandante provinciale dei Carabinieri, ha sottolineato che si è riusciti a bloccare un fenomeno che aveva creato non pochi problemi. Il Questore Enrico De Simone ha ricordato che loro avevano annunciato un’azione discreta di controllo del territorio. “Non volevano limitare le libertà dei giovani dopo la pandemia – ha detto – ma avevamo sempre specificato che non avremmo fatto sconti qualora si fossero verificati fatti illeciti. C’è stata turbativa della sicurezza pubblica”. Gli episodi a cui si fa riferimento sono accaduti nell’ultimo anno. Il sistema di videosorveglianza già presente è stato molto utile.
I soggetti raggiunti da ordinanze cautelari, sono accusati di aver promosso e condotto attività dirette a creare forme di predominio su altri coetanei, di controllo di porzioni di aree urbane, di smercio professionale di sostanze stupefacenti in zone sensibili, in prossimità di scuole, di scontro con altri gruppi antagonisti di minori, verificatisi in diverse zone centrali del capoluogo. La nazionalità degli indagati e varia (Paesi Balcanici, Nord Africani e Italia) a conferma che il disagio e la devianza minorile non hanno necessariamente una specifica origine geografica. Ai soggetti ospitati all’interno di comunità di accoglienza (sfuggevoli alle regale comunitarie) si affiancano cittadini italiani o comunque residenti con le famiglie di appartenenza.