“O forse vivrà per l’eternità, sotto quella pelle di stelle…” un verso, un ritmo, sono questi i canoni che danno vita alla silloge “Sete” di Chiara-Psiche-Ballone. Una voce, tra le poche, controcorrente, nel desolante panorama lirico di questi ultimi tempi a Pescara. E’ il primo incontro con la poesia di Chiara che stravolge il tempo e le geometrie mentali; lo sguardo malinconico dell’uomo comune, per lei, che sa usare “l’arma” segreta della psiche, diventa fluido trascinante della semplice bellezza della parola.
Come poeta (non può esistere un genere per la poesia) autentico, Chiara entra sul palcoscenico da prima attrice; con la sua ironia, a tratti irriverente, a tratti elegante, cattura il lettore, lo prende a forza e un attimo dopo, c’è un altro universo che appare all’orizzonte, lontano. Il disordine mercantile, il nulla culturale del tempo si dissolve, e sapientemente manipolato dall’autrice, viene ricomposto rapidamente con altre parole. Ecco subito l’ armonia, a forma di dolente dormiveglia lirico, appena un secondo prima del risveglio; e subito sei il “tu”, protagonista del dialogo.
Chiara Ballone, ancor giovane, talentuosa, di cristallina genialità creativa, dona la vita intima al suo multiforme ingegno; è psicologa, e la sua poesia ad ogni verso è diamantina allo stato puro, un paradigma della sua poliedrica irruenza nel mondo dell’inconscio. E’ il suo modo di presentarsi sulle scene poetiche, ma soprattutto, è attenta osservatrice degli uomini e ne sa cogliere tutte le sfumature. Motivo dominante è la rinascita costante della sacralità della parola, e dunque, sostanza che si riprende con forza il suo spazio interiore, spazzando, con raffinatezza stilistica, seppur velata di un’ombra malinconica, la vacuità banale dell’apparenza.
Con questa sua prima silloge, Chiara Ballone, va a occupare un posto in “prima fila” nel piccolo universo culturale cittadino, lo fa, dando tutta la sua entusiasta intelligenza al servizio di una nuova idea di scrittura, che, come già detto, fa scempio delle ottuse apparenze mediatiche del tempo presente, pone le basi solide di una rinascita culturale e esce dai paludati schemi che da tempo, ormai immemore, hanno logorato l’ambiente scritturale metropolitano, e ne ride.
URANUS